mercoledì, agosto 20, 2014

Chiacchierando con l'autore #3: Aislinn

Eccomi di nuovo qui, lettori! Vi ricordate la rubrica settimanale "Chiacchierando con l'autore" che avevo sospeso (e che rimarrà sospesa fino a quando non avrò più tempo), perciò vi presento l'intervista ad Aislinn, autrice di Angelize, una scrittrice misteriosa e interessante.


G: Benvenuta nel blog “Fantasticando sui libri”, Aislinn! Ti va di presentarti brevemente?

A: Salve, mi chiamo Aislinn e ho un problema: scrivo. Ciò comporta, almeno per me, non-poi-così-vaghi disturbi di personalità (quando qualche rompiscatole ti secca e tu hai la tentazione di rispondere come farebbe il tuo personaggio più sboccato, ma sai che non puoi, se non vuoi guai), un sacco di momenti socialmente imbarazzanti (del tipo, la gente ti parla, la tua mente vaga inseguendo un dialogo o una scena che hai in sospeso, e alla fine non sai nemmeno che cosa gli altri ti stessero dicendo. E, quando si accorgono che sei distratta e ti chiedono cos'hai, puoi rispondere «Stavo pensando a come potremmo barricarci se in questo momento scoppiasse un'epidemia zombie»), picchi di disperazione («Ohmmieiddèi fa tutto schifo!») e altri di esaltazione incontrollata...

A parte questo, ho anche un lavoro più o meno normale, anche se la definizione è lunga (consulenteredattricetraduttriceditor). E cerco di riempire la mia vita con le cose più belle che posso: ascolto musica, seguo serie tv, cerco di viaggiare quando posso, canto a squarciagola, mi diverto e soprattutto sto con le persone che amo e gli amici.


G: Cosa significa Aislinn?

A: In gaelico «sogno, visione». L'ho scelto quando ho iniziato a bazzicare internet perché mi sembrava adatto a quello che volevo fare: raccontare storie, inseguire il sogno della scrittura. E lo considero ancora il nome giusto per me, per entrambe le sue accezioni. Tradizionalmente, darsi un nome è un atto di magia e le parole hanno molto potere. Il cognome l'ho ereditato, il nome me lo hanno imposto, ma Aislinn l'ho scelto io...


G: Il fantasy è composto da tanti sotto generi, qual è il tuo preferito?

A: Senza dubbio l'urban fantasy, che poi è anche quello che preferisco scrivere, anche se ho in mente un paio di storie di altro tipo per il futuro. Amo scoprire il magico e l'inaspettato negli angoli della città, nei posti che ciascuno di noi vede ogni giorno e magari considera banali e grigi. Dona alla scrittura del fantastico una verosimiglianza e una possibilità di immedesimarsi nei personaggi straordinarie.

E poi, imbattersi nel soprannaturale nella propria città può spaventare, ma per me è paradossalmente anche rassicurante: ehi, la vita non è solo casermoni tutti uguali e asfalto. E se tutti quei mostri in cui credevamo da bambini esistono davvero... che cos'altro scopriremo domani?


G: Cosa pensi del fantasy moderno?

A: Che è ricco, molto più di quello che si vede in Italia, dove purtroppo molti ottimi libri non arrivano e quindi può accedervi solo chi legge abitualmente anche in inglese. Nascono continuamente nuove storie capaci di lasciare a bocca aperta e ben scritte, basta non fossilizzarsi su quelle più standardizzate e osare un po'. All'estero c'è più spazio per le sperimentazioni, per quello che va oltre la categoria da «vetrina», e spesso c'è anche più preparazione, più professionalità. In Italia la lotta è molto, molto più difficile e troppo spesso non ci si smuove dall'immagine del fantasy come prodotto per bambini/adolescenti, quindi diventa difficile scrivere opere con temi, scene e situazioni adulte o controverse. Ma ehi, non è un buon motivo per gettare la spada e arrendersi.


G: Quali sono i tuoi libri preferiti?

A: Ho cinque libri sacri che mi porto dietro da quando ero bambina o adolescente, e che mi hanno in momenti diversi influenzato e colpito tantissimo: Peter Pan di Barrie, Dracula di Stoker, Il Signore degli Anelli di Tolkien, Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen e L'importanza di chiamarsi Ernesto di Wilde. A questi, aggiungi altri libri per me ugualmente sacri: It e L'ombra dello scorpione di King, World War Z di Max Brooks, Buona Apocalisse a tutti! di Gaiman e Pratchett, La storia infinita di Ende. Questa decina di libri ha influenzato e modellato il mio modo di scrivere e di concepire le storie più di qualsiasi altro libro, credo, oltre, spesso, a cambiare anche me stessa come persona e a «contagiarmi» con decise manie (vedi Dracula, da cui è iniziata la mia passione per i vampiri – pre-Twilight – e per i saggi e il folklore sugli stessi).


G: Quali sono quelli che non sopporti?


A: Quelli in cui la trama è solo una scusa per le scene di sesso, tanto più che in genere più che essere eccitanti risultano solo ridicole. E sia chiaro, non ho nulla contro le buone scene di sesso, né da lettrice né da autrice; qui mi riferisco a romanzi che non hanno nient'altro che quelle. E poi non sopporto quelli costruiti a tavolino («Ehi, va di moda quello, buttiamoci a pesce!»): per esempio, nulla contro i vampiri, come ho detto sopra, ma non se il libro è scritto solo per rincorrere lo stile Twilight; nulla contro i distopici, ma non se non sono altro che un inseguimento del successo di Hunger games, eccetera. Un libro può essere splendido indipendentemente dal genere cui appartiene, ma per riuscirci, io credo, deve essere anche sincero, oltre che ben scritto e ben costruito. E poi non sopporto quelli con protagoniste Mary Sue e protagonisti ridicoli maschi alfa che nella vita reale si meriterebbero solo sberle.


G: Qual è il tuo scrittore preferito?

A: Difficile dirne uno solo. Direi gli autori dei romanzi che ho elencato prima, aggiungendo anche i nostri Luca Tarenzi e Francesco Dimitri.


G: Qual è il tuo genere letterario preferito?

A: Leggo di tutto, più o meno, ma in generale direi tutti quelli con elementi fantastici: urban fantasy in particolare, ma anche gli altri tipi di fantasy e l'horror.


G: I tuoi genitori ti sostenevano nella tua passione?

A: Mia madre mi ha sempre sostenuto a prescindere, qualsiasi cosa volessi fare. Anche se lei ancora si chiede perché non scriva più fantasy classico, visto che ama Tolkien... Mio padre pure mi sostiene in ogni modo possibile. Sto ancora tentando di capire cosa pensino quando poi leggono quello che scrivo... Spero non sia un «dove ho sbagliato?»!


G: Con quale racconto o romanzo hai esordito?

A: Con una saga fantasy classica (appunto) che non ho mai finito di pubblicare (anche se l'ho scritta interamente). E, come spesso capita quando gli autori parlano delle loro prime opere, era piena di difetti di ogni tipo: anche se mostrava già alcuni temi che mi stanno a cuore, adesso la riscriverei completamente. D'altronde, si impara continuando a scrivere... Poi ho pubblicato diversi racconti su varie antologie, quasi tutti urban fantasy – a volte più ironici, a volte più drammatici – finché sono approdata a Fabbri con Angelize, che sta uscendo in due parti, e un altro romanzo ancora top secret.


G: Come sviluppi i romanzi? Crei delle scalette dove scrivi cosa devi scrivere capitolo per capitolo oppure utilizzi un altro metodo?

A: In genere parto da un'idea di base, uno spunto, su cui poi medito finché germoglia, si collega ad altre idee, altre suggestioni, altre possibilità. Quando ho finalmente tre elementi fondamentali – l'idea di partenza, appunto, almeno un personaggio che sento «vivo», e un finale verso cui tendere – inizio a scrivere. Preparo scalette parziali, perché più o meno so cosa deve accadere per alcuni capitoli, ma soprattutto seguo i personaggi: sono loro, con il carattere che hanno, i pregi, i difetti, gli obiettivi, a determinare cosa succede, con le loro scelte e idee. Io li metto nei guai e loro devono tirarsene fuori, insomma... Questo significa che il finale o i punti chiave della trama che avevo immaginato possono mutare, che possono saltare fuori imprevisti, personaggi nuovi o eventi che non avevo in mente all'inizio, e quindi, conclusa la prima stesura, serve un bel lavoro di risistemazione, riscrittura, riordino. Decisamente non sono capace né di preparare scalette complete in anticipo né di indovinare prima quanto sarà lungo un romanzo, se non a linee mooolto grandi, perché le idee migliori me le forniscono i personaggi durante la vicenda, spesso stupendomi.


G: Solitamente ascolti musica per scrivere?

A: Di solito, se non ascolto musica vuol dire che sto dormendo – e a volte la ascolto pure mentre dormo! Assolutamente sì, ascolto musica sia durante le stesure sia durante le revisioni sia quando sto meditando sulla trama. Mi aiuta a creare l'atmosfera, proprio come la colonna sonora di un film, e infatti in genere ogni romanzo ha una sua «playlist» che accompagna la trama; e mi aiuta anche ad allontanare il resto del mondo. A volte scrivendo ascolto proprio la playlist collegata al romanzo su cui sto lavorando, a volte altro, quello che mi ispira al momento.


G: Che tipo di musica, in particolare?

A: Soprattutto metal in tutte le sue forme e rock (per esempio Blind Guardian, Amorphis, Within Temptation, 30 Seconds To Mars, Three Days Grace, Moonspell...) più altri ascolti occasionali (da Caparezza al pagan folk degli Omnia, da Amanda Palmer a Bjork eccetera).


G: Preferisci il cartaceo o l’ebook?

A: Leggo entrambi senza problema: l'importante è il contenuto, non il mezzo. In generale, per lavoro leggo soprattutto ebook e pdf, perché sono più comodi, mentre, quando scelgo un libro perché mi interessa molto e per mio piacere personale, tendo a comprarlo in versione cartacea, amo i miei scaffali stracolmi.



G: Saluta i nostri lettori con una delle tue citazioni preferite.

A: Siamo tutti in un rigagnolo, ma alcuni di noi guardano le stelle, Oscar Wilde. Se invece ne preferite una sulla scrittura... La mia preferita è di John Gardner: The true novelist is the one who doesn't quit.

A me fa venire in mente un'altra citazione, detta da non mi ricordo chi (shame on me!): "A volte un vincitore è solamente un sognatore che non si è arreso". Sono felice di aver fatto quest'intervista, ero felice di aver fatto anche le altre perché ogni autore emergente merita il suo spazio e merita l'attenzione dei lettori, ed in particolar modo Aislinn. Aislinn è una scrittrice promettente ed è ciò che vorrei essere io: una scrittrice, ma lasciamo perdere me e parliamo di lei. Sapete che ho letto il suo libro e l'ho amato tantissimo, perciò vi chiedo di aiutarmi nella mia "campagna" su Twitter: #Angelize2 #TeamHaniel #Thecountdownbegins. Inoltre, io ed Aislinn abbiamo molte cose in comune, specialmente la passione per "Il Signore degli Anelli", che come sapete è la mia trilogia preferita in assoluto.


Giada

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