sabato, dicembre 30, 2017

RECENSIONE de Il piano infinito di Isabel Allende

Buona sera, bloggers e lettori! Questa sera vi posterò le ultime due recensioni dell'anno, due libri che ho letto in due momenti diversi della mia vita, ma che non ho fatto in tempo a recensire a suo tempo. Il primo di questi è "Il piano infinito" di Isabel Allende.

PREMESSA
Amo Isabel Allende. Amo il suo stile. Amo le sue storie, così cariche di significati e rappresentanti di un'umanità complessa, con i suoi pregi e i suoi difetti. Non so cosa darei per incontrarla di persona, adoro questa scrittrice. Amo il genere a cui appartengono i suoi romanzi. Amo tutti i suoi personaggi, perché sono unici in ogni storia. Vi auguro buona lettura!

TRAMA (DA GOODREADS)
"Il seguito lo conosci già, perché lo abbiamo vissuto assieme. La sera in cui ci siamo conosciuti mi chiedesti di raccontarti la mia vita. E' lunga, ti ho avvertito. Non importa, ho molto tempo, hai detto, senza sapere in che pasticcio ti mettevi con questo piano infinito."
Il racconto di un'esistenza - ci rammenta Isabel Allende - esige tempo e passione: questo lo spirito del romanzo. Mentre la figura del gringo Gregory Reeves si staglia contro il vasto cielo della sua avventura umana, le vicende si intrecciano ai luoghi, i luoghi alla storia del mondo: il teatro umano di Isabel Allende s'arricchisce di sapori nuovi, di una profonda tensione epica che incatena il lettore. Il Piano infinito è un romanzo che riesce a parlare al cuore a essere intimo e seduttivo, senza trascurare temi come l'emarginazione sociale e il razzismo, il contrasto tra opulenza e miseria, le contraddizioni che hanno segnato la trasformazione della famiglia, l'urgenza dell'assoluto.

RECENSIONE
Ho letto questo romanzo in settembre, in un momento di crisi nella scrittura del mio romanzo d'esordio. Isabel Allende è una delle poche scrittrici, la cui scrittura riesce a guarire le ferite del mio cuore e mi fa stare bene. Le sue parole sono balsamo, e mi fanno stare bene ogni volta. Ma cominciamo dal principio: il libro narra della vita e delle difficoltà di Gregory Reeves, un gringo sudamericano che viaggia come un nomade alla ricerca del Piano Infinito, elemento mistico e magico presente nel romanzo che ci pone fin dall'inizio in un contrasto con la fredda nazionalità degli americani. Nora Reeves, sua madre e sua sorella Judy, conducono una vita felice, fino a quando non si trasferiscono in pianta stabile a Los Angeles. Gli inizi sono molto difficili, ma permettono al lettore d'entrare in empatia con i personaggi. Vediamo Gregory subire un razzismo inverso nel quartiere dove vive, dove viene fatto sentire in più proprio perché la sua pelle non è scura come quella dei Latinoamericani lì presenti. Il razzismo inverso è uno dei temi più interessati trattati dalla Allende, che ci mostra come il razzismo possa essere bidirezionale, e come questo ferisca le persone indipendentemente dal colore della loro pelle. Judy è una ragazzina allegra e vivace, fino a quando la sua allegria non viene smorzata dalla cruda realtà. Ma, oltre alla guaritrice Olga, personaggio colorato e interessante, altrettanto interessante è il personaggio di Carmen Morales. Carmen è uno dei miei personaggi preferiti in questo libro, perché mostra il calore e l'amicizia che i sudamericani danno alle persone, a come siano disposti a metter loro un tetto sopra la testa pur non conoscendoli. Tuttavia, Nora Reeves, con la sua amnesia temporale, dalla quale è riuscita a ricavare solo i ricordi più piacevoli e felici della sua infanzia, è un personaggio gentile e delicato, un personaggio che rimarrà buono fino alla fine.

In quell'atmosfera esasperata e romantica si rifugiava quando le volgarità della vita l'opprimevano.(Nora Reeves)
In seguito, Gregory andrà all'università e lì studierà legge. Qui conoscerà Timothy Duane e la sua futura moglie, Samantha. Tra Samantha e Gregory non c'è vero amore, c'è più la necessità di avere una persona accanto per il timore di rimanere soli, forse anche per questo la loro relazione naufraga dopo che quest'ultima ha dato alla luce David, il loro figlio minore. La figlia Margaret diventerà una drogata, diventando il cruccio e la croce di Gregory. Nel frattempo Carmen passa da una relazione fallimentare all'altra, diventando un'artista dapprima di strada e poi aprendo il suo negozio in centro. Carmen è una donna forte, fragile e determinata, alla ricerca dell'uomo giusto.

Tuttavia, a differenza di altre giovani possedeva una focosa immaginazione che l'avrebbe in seguito salvata da un'esistenza banale.
(Carmen Morales)

Quando il fratello Juan José morirà in Vietnam, dove anche Gregory vivrà sulla sua pelle le crudeltà della guerra, e dopo aver perso un figlio da giovane che le ha provocato la sterilità, alla fine Carmen adotterà il figlio di suo fratello. Un gesto molto importante, che in qualche modo compensa la vita di drammi e di problemi di Gregory e che finalmente le restituisce un po' di serenità. Ma la mancanza del contatto con la terra madre, con la primitività insita in ognuno di noi, avrà ormai reso Gregory un uomo vuoto e arido, incapace di provare affetto e amore. La natura, pur non essendo animata, svolgerà un ruolo fondamentale. Il ruolo di ricordare all'uomo quali sono le sue radici. Il ruolo di ricordare all'uomo la sua vera natura e il legame indissolubile che ha con essa.

Apprese presto che le storie si ripetono con ben poche varianti, le persone sono molto simili. Tutti provano amore, odio, viltà, sofferenza, allegria e timore. Nello stesso modo per i bianchi, gialli, tutti uguali diceva Nora Reeves. La sfera di cristallo non distingueva razza, solo dolori. Tutti volevano sentire la medesima buona fortuna, non perché la credessero possibile, ma perché immaginarla serviva da consolazione.
(Olga Reeves)

Il romanzo, scritto in terza persona con parti alternate in prima persona, trasmette la sensazione di dentro/fuori dal romanzo stesso, permettendoci una visuale doppia dei fatti accaduti. Le descrizioni e gli ambienti, descritti con cura ma mai pesanti, descrivo una Los Angeles dei primi anni del 1900 difficile e problematica, una Los Angeles che non risparmia nessuno.

Un romanzo intenso, forte e, di sicuro, il mio preferito della Allende in assoluto. Le metafore di vita e i significati nascosti in questo libro sono molti, moltissimi. Forse più di ogni altra cosa ho amato Carmen, con la sua capacità di non adattarsi al ruolo che la società le imponeva e di seguire la sua strada, lottando e cadendo in continuazione, ma alla fine uscendone sempre arricchita. Perché i fallimenti possono farci star male, ma ci servono per crescere. E Carmen mi ha insegnato tutto questo. Carmen è l'amica che ho sempre voluto, una donna testarda e focosa, appassionata nel suo lavoro che spinge a dare il meglio di sé e fa in modo che l'ambiente stesso sia l'ideale anche se i suoi familiari, amici e lavoratori. Uno spaccato realistico sulla società del tempo, che mette in mostra un altro tipo di razzismo e la grande, storica differenza di classe tra ricchi e poveri.

Vi saluto con due citazioni tratte da questo libro, che vi consiglio di leggere non solo se amate il Realismo Magico, ma soprattutto se amate Isabel Allende:
"Forse ognuno porta dentro di sé un piano, ma è una mappa confusa ed è difficile decifrarla. Per questo ci agitiamo tanto e a volte ci perdiamo, hai replicato."
(Gregory Reeves)

"Devi toccare il fondo, allora dai un calcio e risali in superficie. Le crisi sono una buona cosa. Sono l'unico mezzo per crescere e cambiare."
(Carmen Morales a Gregory Reeves)

xoxo,
Giada

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