domenica, marzo 10, 2024

RECENSIONE DI THE FINAL GAMBIT (THE INHERITANCE GAMES #3) DI JENNIFER LYNN BARNES

Buon pomeriggio, Fantastics! A rilento, ma sto continuando a leggere - anche se, sapete, la mia mente va sempre al mio, di romanzo. Beh, raga! Questo è un finale come si deve! E' così che dovrebbe essere il finale di una saga, o una serie, epica. Così. E' così che dovrebbe essere ogni capitolo finale.

PREMESSA
Okay, ho esagerato coi libri in prestito. La mia voglia di scrivere il mio romanzo sta crescendo esponenzialmente, giorno dopo giorno, e non so se riuscirò a leggerli tutti. Quello che so, senza ombra di dubbio, è che The Final Gambit (un gioco di parole tra 'lo sgambetto finale' e 'la scommessa finale') è un romanzo stupendo. Intenso. Meraviglioso. E mi sono innamorata ancora di più dei fratelli Hawthorne, quindi dovete recuperarlo assolutamente anche voi. Se avete letto i precedenti due romanzi, sapete di cosa parlo. E' una serie mystery interessante, ma penso che in futuro la rileggerò in inglese perché i giochi di parole rendono di più, e meglio, che in italiano. Per il resto, cinque stelle super super meritate!

TRAMA (DA SPERLING&KUPFER.IT)
«Scommetterei tutto quello che ho su di te, anzi, su di noi, contro tutto il mondo.»

Avery e i fratelli Hawthorne sono tornati. E, in questa nuova sfida, chi vince prende tutto. Anche in amore. Un segreto inconfessabile, un cuore confuso, una partita che si decide all'ultima mossa: il terzo volume di The inheritance Games.

Avery Kylie Grambs è finalmente vicina all'obiettivo: le bastano ancora poche settimane a Casa Hawthorne e finalmente otterrà l'eredità di Tobias. Ma a che prezzo? I paparazzi le stanno sempre alle costole, subisce pressioni da ogni dove e il pericolo è ormai una costante della sua vita. Incredibile a dirsi, l'unico aspetto positivo della situazione sono i quattro fratelli Hawthorne. E sono proprio loro gli alleati di Avery, quando un visitatore inatteso si presenta alla porta di Casa Hawthorne, chiedendo l'aiuto della ragazza e cambiando all'improvviso tutte le carte in tavola. In un istante diviene subito chiaro a tutti che ci sono un altro indovinello da risolvere e un'altra partita da giocare. E agli Hawthorne non piace proprio perdere… Il terzo volume di The Inheritance Games, la saga bestseller di Jennifer Lynn Barnes che sta facendo impazzire i lettori di tutto il mondo. Spericolati e sempre determinati a vincere, gli Hawthorne con i loro indovinelli saranno presto oggetto di una serie tv realizzata dagli Amazon Studios.

RECENSIONE
Posso fremere dalla voglia di rimettere mano al mio, di romanzo. Posso essere impaziente di farlo. Ma, almeno, qualche sfizio prima di tornare a scrivere me lo devo concedere. Terminare questa trilogia mi sembrava il minimo, considerato quanto ho amato i due precedenti romanzi. E, per scrivere bene, bisogna imparare dai migliori, no? Ecco, io considero la Barnes una delle migliori sul mercato.

La storia riprende da dov'era terminato il romanzo precedente: Avery e i fratelli Hawthorne sono ad un vicolo cieco: non sanno chi li minaccia, con chi stanno giocano e se il gioco a cui stanno giocando sia un gioco del vecchio o meno. Avery sta tentando di dimostrare a Jameson, con tutte le sue forze, che è davvero innamorata di lui. Ma noi, lettori, ci chiediamo insieme a lei cosa sarebbe successo se Grayson non fosse stato 'spezzato' e incapace di andare avanti dopo Emily, se la storia tra loro due avrebbe funzionato. Col senno di poi, la risposta ci viene data da Avery stessa. Lei non vuole un ragazzo ligio al dovere, impostato. Lei vuole il rischio. Vuole sentire l'adrenalina che precede lo svelare un mistero. E, sopra ogni cosa, vuole giocare. Perché ha sempre amato i giochi da, oserei definire, intellettuali. Ma il mistero di chi stia giocando con loro rimane, ed Avery e gli Hawthorne sono costretti a giocare alle regole del misterioso nemico… fino a quando alla porta di Casa Hawthorne non si presenta Eve. E, con il suo arrivo, gli equilibri in Casa Hawthorne vengono irrimediabilmente messi sottosopra: amicizie vengono messe alla prova, così come la fiducia degli uni verso gli altri e verso lo staff della Casa.


Avery, però, comincia a scavare (anche letteralmente, btw) nel passato della famiglia Hawthorne, per scoprire gli oscuri segreti di Tobias Hawthorne. E sì, quel miliardario di successo non era la persona che tutti credevano che fosse - o, per meglio dire, che i suoi nipoti, che aveva plasmato a sua immagine e somiglianza, credevano che fosse. Insieme alla delusione per aver conosciuto la vera faccia di Tobias, e ciò che lega il mistero di Toby Hawthorne, i fratelli sono ad un bilico. In fondo, lasciar andare i condizionamenti a cui siamo sempre stati abituati, fin da piccoli, è difficile. E serve un elemento shock, che si trova in Eve (e non vi dirò in cosa o per cosa) affinché ciò avvenga. I fantasmi del passato sono tornati per azzannare Avery. Riuscirà la nostra quasi diciottenne a tenergli testa?

Ah, raga! Adoro la Barnes! La adoro follemente! Penso sia una delle migliori in circolazione. E ora che è uscito The Brothers Hawthorne voglio leggere pure quello lol! Menzione speciale per le coppie nate, inaspettatamente, tra il secondo e il terzo romanzo: Nash e Libby (occhi e cuoricino!) e Max... Scoprirete voi con chi!

Vi saluto con una citazione tratta da questo magnifico romanzo che vi consiglio caldamente di recuperare al più presto:
"Una volta Max mi aveva chiesto di immaginarmi in bilico sull'orlo di una scogliera a picco sull'oceano. Ed era proprio così che mi sentivo in quel momento, perché l'amore non è semplicemente una scelta - sono centinaia, migliaia di scelte.
Ogni giorno è una scelta."
(Avery Kylie Grambs)


xoxo,
Giada

martedì, febbraio 27, 2024

RECENSIONE DI REGNO DI CARNE E FUOCO (BLOOD AND ASH #2) DI JENNIFER L. ARMENTROUT

Buona sera, Fantastics! Ieri sera, finalmente, ho finito Regno di Carne e Fuoco e onestamente… wow!
Questo romanzo è tanta, ma davvero tanta roba! Per come era partito, non credevo mi sarebbe piaciuto così tanto, ma zia Armentrout, proprio come zia Maas; sa come conquistare il mio cuore <3 

PREMESSA
Quando ho iniziato Regno di Carne e Fuoco, stavo ancora frequentando il corso Caaf. Allora, non riuscivo nemmeno a scrivere il mio romanzo, alla sera, perché tornavo a casa troppo stanca. Adesso, invece, con la bella novità di cui non voglio ancora parlarvi per scaramanzia, ma è una cosa bella, tranquilli <3 Quindi, spero di riuscire ad abbandonarvi nel blog per poter tornare a scrivere al più presto, ma nel frattempo, godiamoci queste settimane di lettura. La Armentout, come la Maas, sa come conquistarmi. E io amo i romanzi spicy e smut. Più spicy c'è, meglio è! Ecco, devo dire che è molto meglio della trilogia di Caldo come il fuoco, se amate le scene esplicite e molto più grafiche - di tutto, per intenderci. 

TRAMA (DA GOODREADS)
Un tradimento... Tutto ciò in cui Poppy ha sempre creduto è una menzogna, compreso l’uomo di cui si è innamorata. L’unica certezza che le è rimasta è che nessuno è più pericoloso di lui: l’Oscuro, il Principe di Atlantia. E che lo combatterà con tutte le sue forze. Una scelta... Casteel Da’Neer è un uomo dai mille nomi e dai mille volti. Le sue bugie sono seducenti come le sue carezze; le sue verità sensuali come il suo morso. Poppy sa che non può darsi, che ai suoi occhi lei è solo uno strumento con cui raggiungere uno scopo. Ma ha bisogno di lui per ritrovare suo fratello Ian e scoprire se è diventato un Asceso senz’anima. Certo, lavorare con Casteel anziché contro di lui presenta dei rischi: quel ragazzo è una costante tentazione, e ha per lei dei piani che potrebbero rivelarsi una fonte inesauribile di piacere oppure di dolore, piani che la costringeranno a guardare oltre ciò che ha sempre pensato di lui e di se stessa… Un segreto... In attesa del ritorno del principe, ad Atlantia è cresciuto lo scontento: si agitano venti di guerra e Poppy è al centro dell’inquietudine che pervade il regno. Il re intende usarla per mandare un messaggio al regno rivale. I Caduti la vogliono morta. I Wolven sono sempre più imprevedibili. E più la sua capacità di percepire il dolore e le emozioni degli altri cresce, più gli Atlantiani la temono. Perché in gioco ci sono oscuri segreti, segreti antichi che tutti vorrebbero nascondere. E quando la terra inizia a tremare e il cielo a sanguinare potrebbe essere già troppo tardi…

RECENSIONE
Wow! Wow! Wow! Al momento sono ancora con la testa a quella incredibile scena finale, che aveva un che di biblico. Davvero, wow! Atlantia mi ha ricordato, in effetti, la Gerusalemme dei film su Gesù che mi facevano vedere da bambina, tipo quello su Mosè. Tanti elementi, degli dei, me l'hanno ricordato. E non so se la Armentrout abbia preso ispirazione dalla mitologia cristiana o meno, ma è una cosa a cui non riesco a smettere di pensare. E' davvero un'idea geniale!

Regno di Carne e Fuoco riprende da dov'era terminato il romanzo precedente: Poppy che non sa ancora cos'è, e grazie a Casteel pensa di essere una Empate. I suoi poteri, dal primo romanzo a questo, si sono inspiegabilmente fortificati e non ne capisce il motivo. A ciò si aggiunge il suo rapporto travagliato con Casteel - che un giorno sono pane, un giorno polenta come direbbero qui in Veneto. Sta ragazza cambia idea ogni cinque minuti, ma almeno ha la decenza di ammetterlo lol Casteel, in questo romanzo poi, è un sottone di prima categoria. Sul serio, può anche essere un crudele assassino a sangue freddo, ma quando c'è Poppy nei paraggi si scioglie e diventa un cinnamon roll umano (beh, in questo caso Elementale) E io AMO quando ci sono questi trope! Una cosa che non ho amato molto, però, è stato l'uso del misunderstanding trope, tante volte sarebbe potuto esser evitato. Per il resto, i Wolven mi hanno ricordato, forse ancora di più in questo romanzo, i lupi di Twilight. I Craven sono simili agli Strigoi - sto guardando Vampire Academy, e ho anche studiato filologia germanica, quindi parlo con cognizione di causa delle somiglianze tra di loro. 

Per il resto, come ho letto in una recensione di Goodreads, questo è: il romanzo delle domande. Poppu fa, anche a ragione, un miliardo di domande. E chiarisce tante cose che, in Sangue e Cenere, non erano molto chiare. E aiuta, ancora di più, a comprendere Casteel. Io sono ancora ferma agli abusi e stupri che ha subito per 50 anni - un po' con Rhys di ACOTAR. In fondo, i due si somigliano molto. Non vedo l'ora di conoscere Xaden Riorson e il Darkling solo per conoscere i dark lords più quotati del Bookstagram lol 

E' stato bello vedere l'evoluzione di Poppy, qui. E una cosa che mi ha incuriosito tantissimo è stata quella nenia terrificante che lei cantava nel sonno. Stavo aspettando il momento in cui si sarebbe fatto riferimento ai papaveri, visto che Poppy in inglese significa proprio papavero. Ma credo che non ci sarà solo il significato del fiore, c'è ben altro dietro... E io ho già prenotato nella Rete Bibliotecaria il terzo, perché col cavolo che resisto, che aspetto per leggerlo! 

Vi saluto con una citazione tratta da questo magnifico super spicy romanzo, che vi consiglio assolutamente di recuperare non appena ne avete l'occasione:
"Non dovresti mai dimenticare che prima eri un accessorio, mentre adesso sei uno strumento."
(Casteel a Poppy)

xoxo,
Giada

sabato, febbraio 03, 2024

RECENSIONE DI BASTA UN CAFFE' PER ESSERE FELICI (FINCHE' IL CAFFE' E' CALDO #2) DI TOSHIKAZU KAWAGUCHI

Buona sera, Fantastics! Non sono mai stata una fan delle raccolte di romanzi, fino ad ora. Ho sempre preferito i romanzoni (sì, ti sto guardando per bene Regno di Carne e Fuoco di Jennifer Armetrout), tuttavia questo autore giapponese è stata una scoperta incredibile. E, non conoscendo proprio per niente la letteratura giapponese (o asiatica, in generale), per me è stata una gran bella cosa sperimentare qualcosa che non sia prodotto da autori o autrici occidentali. 

PREMESSA
Quando ho finito Finché il caffè è caldo, avevo già deciso che volevo leggere il sequel. Sono ancora nel mood di romanzi brevi. O raccolte di racconti - e voi meglio di me sapete quanto io sia una mood reader. Quindi, sono ancora indecisa se iniziare la Armentrout o leggere il terzo (così sarei a 3/5 romanzi di Kawaguchi letti). Vediamo come arriverò a casa dopo il corso, lunedì. Per ora, se fosse per me, li inizierei insieme. Ho bisogno di molto smut per sopperire al dolore che mi hanno portato questi romanzi. Perché, davvero raga, Kawaguchi ti scava un buco nel petto, ti spezza il cuore e poi te lo ricompone. A livello emotivo, queste storie sono state molto più toste del precedente. Molto molto più toste. Vi consiglio di leggerle solo se siete di umore alto, perché altrimenti vi riducete col magone come me. O piangete. In ogni caso, i vostri occhi non rimarranno asciutti.

TRAMA (DA GOODREADS)
Accomodati a un tavolino. Gusta il tuo caffè. Lasciati sorprendere dalla vita. L'aroma dolce del caffè aleggia nell'aria fin dalle prime ore del mattino. Quando lo si avverte, è impossibile non varcare la soglia della caffetteria da cui proviene. Un luogo, in un piccolo paese del Giappone, dove si può essere protagonisti di un'esperienza indimenticabile. Basta entrare, lasciarsi servire e appoggiare le labbra alla tazzina per vivere di nuovo l'esatto istante in cui ci si è trovati a prendere una decisione sbagliata. Per farlo, è importante che ogni avventore stia attento a bere il caffè finché è caldo: una volta che ci si mette comodi, non si può più tornare indietro. È così per Gotaro, che non è mai riuscito ad aprirsi con la ragazza che ha cresciuto come una figlia. Yukio, che per inseguire i suoi sogni non è stato vicino alla madre quando ne aveva più bisogno. Katsuki, che per paura di far soffrire la fidanzata le ha taciuto una dolorosa verità. O Kiyoshi, che non ha detto addio alla moglie come avrebbe voluto. Tutti loro hanno qualcosa in sospeso, ma si rendono presto conto che per ritrovare la felicità non serve cancellare il passato, bensì imparare a perdonare e a perdonarsi. Questo è l'unico modo per guardare al futuro senza rimpianti e dare spazio a un nuovo inizio.

RECENSIONE
Basta un caffè per essere felici è un romanzo doloroso. Non può sembrare, dalla cover. Ma lo è. 
Pochi romanzi mi hanno ferito come mi ha ferito questo romanzo, davvero. Kawaguchi si riconferma l'autore che è capace di spezzarmi il cuore coi suoi romanzi brevi e dolorosi, dai finali tristi e felici - allo stesso tempo, ovviamente - ma siccome mi segna errore 'dolceamari', beccatevi questa definizione.

Kawaguchi è lo scrittore dell'animo umano. Di questo ormai ne ho la conferma. Il suo modo di descrivere lo spettro delle emozioni umane, dalla gioia al dolore, fino alla disperazione più totale è qualcosa di straordinario. E, per me, quando uno scrittore tocca le corde del mio cuore mi ha conquistata, totalmente. Completamente.

In questa raccolta di romanzi, la storyline principale si è spostata di 6 anni nel futuro rispetto a quella precedente. Il 'futuro' che veniva rappresentato nel romanzo precedente, per intenderci. E dato che il futuro è sempre mutevole, e cambia con le nostre intenzioni e le nostre azioni, la situazioni che vengono descritte sono in parte collegate al romanzo precedente (con apparizioni dei personaggi che hanno viaggiato nel tempo nel romanzo precedente) e in parte modificate da eventi di cui i personaggi, di questo romanzo per intenderci, di cui non hanno alcun controllo. Abbiamo Gotaro, che ha preso in affidamento la figlia del suo amico più caro dopo che lui e la moglie sono morti in un incidente d'auto, Katsuki, che soffre di una malattia terminale che l'ha separato dalla sua fidanzata, Yukio che si sente perso e disperato e vuole salutare la madre, morta l'anno prima, quando non aveva denaro per andare a Tokyo; e Kiyoshi che vuole dire addio alla moglie con amore. 

Ogni personaggio ha sofferto molto, in modo diverso, ma ha sofferto. E la sofferenza, così come le occasioni perse, hanno un effetto causa-effetto nei personaggi. Proprio come nella vita vera, non ci si libera del dolore ignorandolo o mettendolo da parte in un angolo della mente. Bisogna affrontarlo. Non importa se si piangerà, nel frattempo. L'unico modo per superarlo, e vedere la vita con nuovi occhi è affrontarlo. Ed è questo che fa, ogni personaggio che decide di affrontare il viaggio nel futuro o nel passato. Affronta i suoi conti in sospeso, ma anche il suo dolore e la sua sofferenza. 

La scrittura dei giapponesi è molto delicata. E, almeno, qui non ho trovato paragrafi che sembravano tratti da Wikipedia. In ogni caso, Kawaguchi è l'autore che sa parlare al mio cuore.

Vi saluto con una citazione, spero non spoilerosa, tratta da questo magnifico romanzo:
"Yukio era stordito da questa sensazione misteriosa. La luce non era aumentata, eppure ogni cosa su ci posava gli occhi aveva un aspetto più fresco e luminoso. La sua vita di disperazione era diventata una vita di speranza. Il modo di pensare si era radicalmente trasformato.
'Non è il mondo a essere cambiato, sono io...' "
(Yukio)

xoxo,
Giada

martedì, gennaio 30, 2024

RECENSIONE DI FINCHE' IL CAFFE' E' CALDO (FINCHE' IL CAFFE' E' CALDO #1) DI TOSHIKAZU KAWAGUCHI

Buona sera, lettori! E' passato un po' di tempo da quando non tornavo qui, ma d'altronde si fa di necessità virtù, no? Questa è la mia necessità fatta virtù. La vita, negli ultimi tempi, è stata piena di eventi belli e brutti, in cui la scrittura è stata la mia costante. Ora, invece, sto cercando di aggrapparmi all'altra cosa, oltre alla scrittura, che mi dà pace e serenità. E che mantiene la mia mente attiva, nelle storie dei miei personaggi, quando torno troppo stanca dal corso alla sera: leggere libri. 

PREMESSA
Quando ho trovato "Finché il caffè è caldo" di Kawaguchi, non mi aspettavo molto. Volevo qualcosa di easy. Semplice. Qualcosa di non troppo lungo, perché il corso CAAF ha prosciugato ogni mia energia creativa e, quando ci sono giornate di grosse spiegazioni, non riesco a scrivere il mio libro come vorrei.
Avrei potuto essere frustrata, piangere o incazzarmi. Non ho fatto niente di tutto ciò. Ho cercato la soluzione alternativa. Non guarderò serie tv, anche perché significherebbe non pensare nemmeno al mio, di romanzo. Quindi mi accontento di questo, leggere. E voi sapete, quanto io ami farlo. 

Kawaguchi tratta tematiche molto simili a ciò che scrivo nei miei libri, ma certi eventi sono stati un vero pugno nello stomaco, inaspettati e dolorosi come solo chi tratta di temi vicini ai miei sa esserlo.

TRAMA (DA GOODREADS)
Un tavolino, un caffè, una scelta. Basta solo questo per essere felici.
ECCO LE 5 REGOLE DA SEGUIRE:
1. Sei in una caffetteria speciale. C’è un unico tavolino e aspetta solo te.
2. Siediti e attendi che il caffè ti venga servito.
3. Tieniti pronto a rivivere un momento importante della tua vita.
4. Mentre lo fai ricordati di gustare il caffè a piccoli sorsi.
5. Non dimenticarti la regola fondamentale: non lasciare per alcuna ragione che il caffè si raffreddi.

In Giappone c'è una caffetteria speciale. È aperta da più di cento anni e, su di essa, circolano mille leggende. Si narra che dopo esserci entrati non si sia più gli stessi. Si narra che bevendo il caffè sia possibile rivivere il momento della propria vita in cui si è fatta la scelta sbagliata, si è detta l’unica parola che era meglio non pronunciare, si è lasciata andare via la persona che non bisognava perdere. Si narra che con un semplice gesto tutto possa cambiare.
Ma c’è una regola da rispettare, una regola fondamentale: bisogna assolutamente finire il caffè prima che si sia raffreddato. Non tutti hanno il coraggio di entrare nella caffetteria, ma qualcuno decide di sfidare il destino e scoprire che cosa può accadere. Qualcuno si siede su una sedia con davanti una tazza fumante. Fumiko, che non è riuscita a trattenere accanto a sé il ragazzo che amava. Kōtake, che insieme ai ricordi di suo marito crede di aver perso anche sé stessa. Hirai, che non è mai stata sincera fino in fondo con la sorella. Infine Kei, che cerca di raccogliere tutta la forza che ha dentro per essere una buona madre. Ognuna di loro ha un rimpianto. Ognuna di loro sente riaffiorare un ricordo doloroso. Ma tutte scoprono che il passato non è importante, perché non si può cambiare. Quello che conta è il presente che abbiamo tra le mani. Quando si può ancora decidere ogni cosa e farla nel modo giusto. La vita, come il caffè, va gustata sorso dopo sorso, cogliendone ogni attimo.

Finché il caffè è caldo è diventato un caso editoriale in Giappone, dove ha venduto oltre un milione di copie. Poi ha conquistato tutto il mondo e le classifiche europee a pochi giorni dall’uscita. Un romanzo pieno di fascino e mistero sulle occasioni perdute e sull’importanza di quelle ancora da vivere.

RECENSIONE
Sarà che sono stata male fino a poche ore fa. Sarà che sono in preciclo potente. Sarà che sono reduce da una settimana di discussioni e litigate, in cui sono volate parole grosse. Ma questo libro è stato un colpo al cuore. Mi ha fatto davvero molto male. Il fatto poi, che tratti dei temi così vicini ai miei romanzi ha aumentato a dismisura la mia voglia di scrivere il mio romanzo, che ora non posso fare perché torno a casa troppo, decisamente troppo, stanca ora di sera. 

Un caffè misterioso, senza nome e in una provincia non ben identificata del Giapponese, situato in una locale sotto la strada, è famoso per permettere a chi lo desidera di poter viaggiare nel tempo. Si può viaggiare nel passato, o nel futuro. Ma si può farlo una volta soltanto, non più di una. Si ha una sola occasione per poter fare ciò che si desidera. In questo contesto, conosciamo i proprietari del caffè: Nagare, marito di Kei. Kazu, la sorella di Kei. E tutti i clienti abituali: abbiamo la donna in carriera Fumiko, che ha appena rotto col suo fidanzato; Hirai che gestisce un bar alternativo e super frequentato dall'altra parte della strada e che scappa ogni giorno dalle costanti visite di sua sorella Kumi; Kotake, che convive col marito affetto da demenza senile che comporta una perdita delle memoria Kei che convive da tutta la vita in una condizione di insufficienza al cuore che le ha ridotto la vita e che, inevitabilmente, le impedirà di vedere il suo bambino crescere. 

Tutte e tre, in un modo o nell'altro, si sentiranno attratti dalla prospettiva di vedere il passato o il futuro. Non possono cambiarlo, questa è la regola. E non possono nemmeno alzarsi dalla sedia, altrimenti verrebbero sbalzati nel presente di colpo. Tutte e tre, in qualche modo, hanno un'occasione persa nella loro vita che vorrebbero recuperare per sistemare le cose o, perlomeno, dare un'occhiata a come sarebbero le cose se invece di scappare, fossero rimasti lì. E sono proprio quelle occasioni perse, quelle parole non dette, quei sentimenti non espressi, il perno di questo romanzo breve. Non posso dire di più, perché in quanto breve rischierei davvero di rovinarvi la lettura. Ma merita. Merita davvero tanto questo piccolo romanzo. 

E' la prima volta che sperimento un autore dell'Est, quindi certe descrizioni qui sarebbero considerate puro e mero infodump. Come la descrizione degli abiti - io le amo e le metto sempre, ma qui erano proprio rese in stile infodump. Certe volte, i paragrafi sembravano presi da Wikipedia, ma mi sono piaciuti ugualmente. Insomma, sebbene abbia le sue pecche, l'ho amato infinitamente e ho già preso i due sequel. Perché non mi sono mai sentita attratta dalla letteratura asiatica? Avrei dovuto sperimentarla prima d'ora, per la miseria! Devo assolutamente sperimentare altri autori!

Vi saluto con una citazione tratta da questo magnifico romanzo breve, che vi consiglio di leggere:
"Kazu è ancora convinta che, se vuole, la gente troverà sempre la forza di superare tutte le difficoltà che si presenteranno. Serve solo cuore. E se /quella/ sedia ha il potere di cambiare il cuore delle persone, di sicuro un senso deve averlo."
(Kazu)

xoxo,
Giada 

giovedì, settembre 21, 2023

RECENSIONE DI TRE PIANI DI ESHKOL NEVO

Buona sera, Fantastics! Oggi pomeriggio, dopo che mi è arrivato l'IT Alert che mi ha fatto quasi venire un infarto mentre stavo leggendo, ho finito Tre piani. Era settimane, se non da mesi, che non vedevo l'ora di recuperare questo romanzo basato sui tre piani della psicologia di Freud - sapete, Psicologia era nella mia top 5 di scelte di Facoltà, in quinta superiore. La psicologia mi ha sempre affascinato molto come materia, e non potevo non leggere questo romanzo.

PREMESSA
Quando avevo preso in prestito Tre piani la prima volta, è stato durante i miei 4 mesi di pausa post scrittura. Poi, per necessità (la necessità era scrivere il mio romanzo e lo è ancora), visto che mi avrebbero operato in Aprile ho restituito tutti i romanzi e li ho rimandati a data da destinarsi. Ora che comincio a stare meglio, non so se riuscirò a recuperare i 10 romanzi che ho in prestito. Nella peggiore delle ipotesi, li riporterò indietro. Dopo più di 5 mesi senza scrittura comincio a stancarmi di leggere cose scritte da altri, e voglio riprendere il mio di romanzo. Ad ogni modo, Tre piani ha superato di gran lunga le mie aspettative, sia stilisticamente che a livello di contenuti. E' un romanzo che richiede molta concentrazione, sebbene sia di fatto un romanzo breve, più che altro per cogliere al meglio le sfumature di questi tre piani: Es, Io e Super-Io. E devo dire che i personaggi di ogni piano rispecchiano alla grande quelli di Freud. Quindi, cinque super stelline!

TRAMA (DA AMAZON.IT)
In Israele, nei pressi di Tel Aviv, si erge una tranquilla palazzina borghese di tre piani. Eppure, dietro quelle porte blindate, la vita non è affatto dello stesso tenore. Al primo piano vive una coppia di giovani genitori, Arnon e Ayelet. Hanno una bambina, Ofri, che occasionalmente affidano alle cure degli anziani vicini in pensione. Ruth e Hermann sono persone educate, giunte in Israele dalla Germania, lui va in giro agghindato in giacca e cravatta, lei insegna pianoforte al conservatorio e usa espressioni come «di grazia». Un giorno Hermann, che da tempo mostra i primi sintomi dell'Alzheimer, «rapisce» Ofri per un pomeriggio, scatenando una furia incontenibile in Arnon, inconsciamente e, dunque, irrimediabilmente convinto che dietro quel gesto, in apparenza dettato dalla malattia, si celi ben altro. Al secondo piano Hani, madre di due bambini e moglie di Assaf, costantemente all'estero per lavoro, combatte una silenziosa battaglia contro la solitudine e lo spettro della follia che, da quando sua madre è stata ricoverata in un ospedale psichiatrico, non smette mai di tormentarla. Un giorno Eviatar, il cognato che non vede da dieci anni, bussa alla sua porta e le chiede di sottrarlo alla caccia di creditori e malintenzionati con cui è finito nei guai. Hani non esita a ospitarlo e a trovare cosi un riparo alla sua solitudine. Salvo poi chiedersi se l'intera vicenda non sia un semplice frutto dell'immaginazione e dei desideri del suo Io. Dovrà, giudice in pensione che vive al terzo piano, avverte l'impellente bisogno di dialogare con il marito defunto e per farlo si serve di una vecchia segreteria telefonica appartenutagli. Sorto da una brillante idea narrativa: descrivere la vita di tre famiglie sulla base delle tre diverse istanze freudiane - Es, Io, Super-io -della personalità, "Tre piani" si inoltra nel cuore delle relazioni umane: dal bisogno di amore al tradimento; dal sospetto alla paura di lasciarsi andare. E dona al lettore personaggi umani e profondi, sempre pronti, nonostante i colpi inferti dalla vita, a rialzarsi per riprendere a lottare.

RECENSIONE
Okay, sarà la pioggia. Sarà che la pioggia mi rende malinconica e triste. Sarà che sto così perché sono cinque mesi che non scrivo, ma questo romanzo mi ha annientato, nel vero senso della parola. E lo so che è la terza volta, nel giro di un mese, che uso questa immagine come intro per la recensione, ma rende davvero l'idea di come stavo oggi quando l'ho finito. Sapevo, sapevo, che sarebbe finita così. 
Eppure continuo a cercare romanzi che colpiscano dritti al cuore, che facciano male, perché so che diventeranno i miei preferiti. Che rimarranno impressi nel mio cuore. E, come sempre, quando finisco questo genere di romanzi piove, così il mio umore è ancora di più sotto le scarpe, sempre succede. E' successo perfino con Un giorno questo dolore ti sarà utile. Lo prendo come un segno dell'universo per dirmi che devo smetterla, almeno per un po', di leggere cose che mi fanno male... e scriverle lol

In un condominio in un quartiere borghese di Tel Aviv, un quartiere residenziale adatto per coppie e famiglie, c'è un gruppo di persone. Nel primo piano, abita la coppia Arnon-Ayelet. Il primo piano è il piano dell'Es, degli impulsi interiori, del nostro subconscio, come la rabbia, la gioia, l'amore e l'odio. Fatta questa piccola premessa, passiamo ad Arnon-Ayelet. Arnon è un uomo con chiari problemi di rabbia e violenza, che viene visto in malo modo perfino dai suoi colleghi di lavoro: è paranoico, sospettoso, e incline a fantasie di violenza e omicidio. Ma vive per le sue due figlie, in particolare per Ofri, ch'è stata messa da parte dalla madre al momento della nascita della sua sorellina. Ayelet è una donna dura, quasi cattiva, senza scrupoli o tenerezza dentro di sé. Io l'ho trovata molto cattiva e aggressiva. Ayelet e Arnon affidano, con sempre più frequenza, Ofri ai loro vicini di casa: gli immigrati tedeschi Ruth ed Hermann, il problema sorge quando Hermann, che ha iniziato a soffrire di demenza senile, inizia a dimenticare dove mette le cose, dove abita, e perfino chi gli è stato affidato. Quello che succede nel frutteto tra Hermann e Ofri non si saprà mai, ma la paura di Arnon è più che lecita, penso che qualunque genitore si sentirebbe così se scoprisse che sua figlia è sparita per ore con un vecchio di cui pensava di potersi fidare. Ma Arnon perde completamente la ragione, fino a perdere anche i freni inibitori con la nipote dei due tedeschi. 

Al secondo piano, il piano dell'Io (il piano della consapevolezza, che regola gli stimoli e gli impulsi) abbiamo Hani e Assaf. Hani ha appena partorito il suo secondo figlio, Nimrod, e cerca di barcamenarsi con sua figlia. E' in piena depressione post-partum e sta perdendo, lentamente, il senso della realtà. Assaf è sempre via per lavoro, quindi nessuno è mai pronto ad aiutarla. E' sempre sola. Hani è una giovane donna con una grande sensibilità, molto ingenua e quasi fastidiosamente ingenua, ma in fondo buona. Quando suo cognato, il truffatore Eviatar giunge sul pianerottolo di casa sua, non riesce a dirgli di no. Non riesce nemmeno a denunciarlo alle autorità competenti. Nella sua vita vuota, banale, il rischio e il pericolo rendono tutto molto più interessante. Tuttavia, alla fine riesce a non cedere alla tentazione di andare a letto con lui, perché nonostante tutto è ancora innamorata di suo marito. 

All'ultimo piano, il terzo, c'è la vedova  Dvora. Ex giudice del distretto, sta tentando di tenersi occupata per non pensare alla morte per cancro di suo marito. Dvora racchiude appieno tutti i processi mentali che, spesso inconsciamente, mettiamo in atto nell'Es e nell'Io: proiezione, rimozione e da una piccola ricerca, ho scoperto anche sublimazione (non ho ancora capito cosa sia, quindi prendetela per buona). Trovo calzante che sia stato assegnato a un personaggio come lei, abituato a sputare sentenze e decidere la sorte di tante persone, proprio il Super Io. In fin dei conti, questo piano è quello responsabile della nostra capacità di distinguere il bene dal male, il giusto dallo sbagliato ecc. Dvora soffre ancora per l'allontanamento di suo figlio Adar, in seguito dapprima incidente che ha coinvolto una donna incinta di cinque mesi e poi la rissa tra Adar e suo marito. Alla fine, Dvora ha scelto suo marito. Ma le piangeva sempre il cuore all'idea di aver perso anche suo figlio. Dvora è, senza dubbio, il personaggio migliore di tutti. Sensibile ma non troppo, delicata ma non fragile. Dvora alla fine conoscerà Avner (credo di aver sbagliato il nome, ma non lo ricordo con precisione, sorry!) durante una protesta studentesca e sociale, che riguarda la richiesta di migliori condizioni di studio e di lavoro del popolo israeliano. Un incontro fortuito, ma non troppo. Io continuo a pensare che siamo destinati a incontrare certe persone, che le nostre strade si devono per forza incrociare, per capire cosa non va in noi e come migliorare per noi stessi. Per loro è stato così, perché la sua conoscenza le ha permesso di arrivare all'ultimo stadio del lutto, l'accettazione e iniziare una nuova vita. 

Malgrado Tre Piani sia un romanzo davvero molto breve, forse il più breve che io abbia letto quest'anno, è senza dubbio un romanzo contenente un affresco umano emozionante. La realizzazione, e descrizione dei tre piani di Freud (che viene citato proprio durante il piano di Dvora, btw) attraverso i personaggi è molto realistica, fatta bene. I personaggi non aderiscono in modo rigido ai tre piani freudiani, ma sono umani - e in quanto esseri umani sono fallibili. 

Vi lascio con una citazione tratta da questo romanzo magnifico, che vi consiglio di recuperare al più presto. Lo amerete, promesso!
"Lo vedi, Dvora, è questo il problema dei segreti. Se non sai che esistono, non ti infastidiscono. Ma se ti porgono un capo del filo, non puoi fare a meno di tirarlo."
(Avner a Dvora)

xoxo,
Giada

sabato, settembre 16, 2023

RECENSIONE DI GODS & MONSTERS (LA STREGA E IL CACCIATORE #3) DI SHELBY MAHURIN

Buona sera, Fantastics! Oggi è stata una giornata particolare, come lo sono sempre le mie giornate quando ho le visite di controllo. Non sono mai una passeggiata, ma almeno sto guarendo e spero di riuscire a tornare a scrivere il mio romanzo prossimamente (questo significherà sparire dalla blogosfera per non so quanto tempo lol). Nel frattempo, continuo a cibarmi di storie scritte da altre persone, e concludere dopo mesi la trilogia di Serpent & Dove ha un sapore dolceamaro. Avete presente quando state amando tantissimo un romanzo e volete sapere come finisce, ma allo stesso tempo non lo volete sapere? Ecco, per me questa lettura è stata esattamente così. 

PREMESSA
Finire le trilogie/quadrilogie/pentalogie/saghe in sospeso è stato l'imperativo di questo 2023 letterario. Alcune saghe, come quella di After, mi hanno sorpresa in senso positivo. Altre non ero entusiasta di finirle. Altre ancora, come questa, volevo e non volevo finirle allo stesso tempo. Ma c'è The Scarlet Veil dedicato alla storia di Célie, quindi non abbandonerò troppo presto il mondo di Lou e Reid <3 Per fortuna Amazon mi restituirà i soldi per The Atlas Paradox (UK) dato che c'era poca disponibilità di copie, e guess dove spenderò quei soldi? Nell'ebook di The Scarlet Veil, of course. Dire che Gods & Monsters mi ha distrutta e poi rimessa insieme sarebbe un eufemismo bello e buono, perciò posso fin d'ora dirvi che si è meritato cinque super stelline ed è entrato a far parte dei miei romanzi del cuore <3

TRAMA (DA LAFELTRINELLI.IT)
Il terzo conclusivo capitolo di una serie che sta appassionando gli amanti del fantasy e non solo.

AMANTI INFELICI, UNITI DAL DESTINO O DALLA PROVVIDENZA 
Lou è in fuga da quando era poco più che una ragazzina. Ma ora, dopo che Morgane l’ha quasi annientata, è giunto il momento di reclamare ciò che le spetta di diritto. 
DALLA VITA O DALLA MORTE 
Ma questa non è più la Lou che i suoi amici conoscevano. 
Non è più la Lou che ha saputo conquistare il cuore di un cacciatore. È sprofondata nell’oscurità, e questa volta nemmeno l’amore riuscirà a salvarla dall’abisso. 
DAGLI DEI O DAI MOSTRI 
Mentre Lou lotta contro i suoi demoni, streghe, cacciatori e persino gli spiriti stessi della terra si radunano per combattere la battaglia finale. E Reid dovrà affrontare una scelta devastante: un sacrificio terribile, o la morte di tutti coloro che ha imparato ad amare. 
COMUNQUE SIA, QUESTA STORIA FINIRÀ CON UN PALO E UN FIAMMIFERO…

RECENSIONE
Questa sono io un'ora fa, appena finito di leggere il romanzo. Appena finita di leggere la trilogia. I don't know what to do with my life anymore. Cosa farò, adesso che so com'è finita la storia di Lou e Reid? La perfetta combinazione tra witty banters, sarcasmo, dolcezza e amore? Il loro rapporto è ciò che amo descrivere nei miei libri. Una combinazione di dolcezza, tenerezza e battutine ironiche. Questa trilogia è bellissima, forse una delle più belle trilogie fantasy che io abbia mai letto da quando ho aperto il blog <3 Forse solo l'ultima saga della Armentrout, quella dedicata a Poppy e Hawke, può reggere il confronto - anche se, a livello di smut, siamo su due piani completamente diversi.

Il romanzo riprende da dov'era terminato Blood & Honey: con la possessione, da parte di Nicholina, di Lou. I nostri protagonisti, Beauregard, Coco e Lou sono in fuga. Stanno scappando sia da Morgane, che vuole uccidere Lou, che dai cacciatori. Ma, nel bel mezzo di questo disastro, c'è la possessione di Lou da parte di Nicholina. Una possessione resa molto realistica, in stile The Conjuring. Lo dico subito, perché almeno metà romanzo ha come oggetto la sua possessione, e tutto ciò che Reid e Coco sono disposti a fare per salvare Louise. Allo stesso tempo, però, la minaccia che rappresenta Morgane è molto più che reale. E' una minaccia concreta, e aleggia sulle loro teste come la spada di Damocle. Ma i nostri protagonisti stanno anche piangendo la morte del loro amico e compagno Ansel, un giovane ragazzo che voleva esser parte di qualcosa, che voleva rendersi utile. Il fattore shock che rappresenta la sua morte alla fine è davvero molto scioccante, ma le emozioni dei personaggi sono molto reali, tangibili. Dolorose. In un certo senso, l'oscurità in cui si ritrova Lou durante la possessione, rappresenta i cinque stadi del lutto. E' solo quando finalmente accetterà che non può cambiare il passato e l'unica cosa che può fare, per onorare la memoria di Ansel, è combattere; che riprenderà il controllo della sua vita. E del suo corpo, soprattutto. 

La paura era inevitabile. Tutti compiamo le nostre scelte, tutti ne subiamo le conseguenze. Tutti abbiamo paura: il segreto è imparare a conviverci, andare avanti.
(Louise Le Blanc)

Ma proprio quando pensano di aver risolto un problema, Reid compie un grande, grandissimo sacrificio. Usando la sua magia per cancellare dalla sua memoria Louise, cancellandola dalla memoria anche di Morgane. In questo modo, la sua vita sarà salva. E forse, dopotutto, Reid soffre di un complesso dell'eroe impressionante, ma non ho potuto non sciogliermi un po' a quell'estremo atto di amore. Un atto d'amore totale e incondizionato: ti amo così tanto che sono disposto a dimenticarmi di te, pur di saperti al sicuro. Finalmente entrano in scena anche personaggi che hanno avuto ruoli marginali, nei romanzi precedenti: le melusine, ovvero le sirene con la loro custode, Angelica. Angelica, la madre di Coco, che l'ha abbandonata quand'era appena nata e l'ha affidata alle cure di Josephine, meglio conosciuta come La Voisin. 

"Ti sbagli. Ci sono pochissime scelte nella vita da cui non si possa tornare indietro, ed è tempo che tu ne faccia un'altra. Non ti tratterrò e non ti farò del male. Va'. Di' a Morgane che mi hai vista, se proprio devi, ma non cercare di fermarci. Ce ne andiamo."
(Louise Le Blanc a Manon)

La battaglia finale è come m'immagino sarebbe dovuta essere quella di Breaking Dawn, il capitolo finale della saga di Twilight: piena di dolore, sangue, combattimenti per la vita e uno scontro finale tra Male e Bene. La svolta inaspettata riguardante Lou, poi, non me l'aspettavo davvero! In un certo senso, ha senso la cosa. Okay, non vi dico cosa. Però è una cosa molto bella e che si addice al suo personaggio. Poter vedere il rapporto tra Beau e Coco svilupparsi del tutto, vederli accettare i loro sentimenti e non rifiutarli più mi ha sciolto il cuore. Va bene, sono in preciclo potente, quindi posso già dirvi che questo romanzo mi ha quasi fatto scendere la lacrimuccia e mi ha lasciato addosso una sensazione di felicità mista a dolore, per il finale dolceamaro che leggerete.


"Perché il fuoco si è sprigionato dal mio lutto." mi guardò negli occhi con un'espressione solenne. "E non c'è rimedio per il lutto. Solo il tempo. Il fuoco può placarsi, però non si spegne mai davvero."
(Coco a Reid Diggory)

I personaggi, tridimensionali, qui raggiungono il loro apice. Una cosa che ho sicuramente apprezzato, di questo capitolo finale, è che la scrittura e i temi sono diventati ancor più profondi. Cioè, Lou è buona e generosa anche con chi l'ha quasi ammazzata ripetutamente, ma non è quasi un Mary Sue come diventa Feyre nell'ultimo romanzo di ACOTAR. Questo per me è un elemento a super favore, perché dimostra che anche se ha il cuore buono, è piena di bontà, questo non significa che sia immune dai difetti o non ne abbia affatto. 

Vi saluto con una citazione tratta da questo magnifico romanzo, e vi invito a recuperare tutta la trilogia al più presto possibile. Merita tantissimo! 
"Avevo perso il nostro passato, ma mi rifiutavo di perdere il nostro futuro. Neanche la morte poteva portarmelo via."
(Reid Diggory)

xoxo,
Giada

venerdì, settembre 08, 2023

RECENSIONE DI LORE DI ALEXANDRA BRACKEN

Buona sera, Fantastics! Avrò finito Lore da circa dieci minuti, ma sono ancora in fermento per il magnifico finale (e anche per il caffé, thanks moka!). A differenza delle altre volte, non trascriverò le citazioni adesso, dato che sono quasi le cinque e aver mangiato leggero a pranzo non ha aiutato, con questo caldo settembrino lol Quindi, firsts things first. Diamo la precedenza alle cose importanti: mettere nero su bianco le sensazioni e le emozioni che la storia di Lore e Castor mi ha trasmesso.

PREMESSA
Come saprete, se mi seguite su Instagram, avevo iniziato Lore circa a metà febbraio per poi mollarlo. A mia discolpa, mi avevano appena dato la data del primo intervenuto chirurgico e la mia priorità era scrivere il mio romanzo, arrivare più lontano che potevo, in quei due mesi. Ce l'ho fatta (all'incirca), perché non sarei mai andata sotto i ferri senza aver scritto più che potevo il mio, di romanzo, ma ho dovuto sacrificare la lettura di Lore e di altri 15 libri. Ne è valsa la pena, perché sono felice di tutto ciò che ho prodotto finora, ma il mio pensiero tornava sempre a questo romanzo. Volevo sapere come finiva. Volevo conoscere la storia di Lore. Alla fine, grazie alla convalescenza, l'ho potuta conoscere. E, anche in questo caso, ne è valsa la pena. A febbraio, non era il suo momento. Questa settimana, nonostante l'influenza in mezzo, lo è stata eccome. E sono riuscita ad apprezzare la profondità della sua storia.

TRAMA (DA SPERLING&KUPFER.IT)
In seguito a una ribellione, Zeus ha punito gli dèi con l'Agone: ogni sette anni, per sette giorni, sono costretti a diventare mortali, alla mercé dei discendenti di antiche Case, pronti a ucciderli e prendere il loro posto. Dopo aver incrociato il cammino del più potente e terribile tra gli immortali, responsabile dello sterminio della sua famiglia, Lore è fuggita e ha giurato a se stessa che si sarebbe tenuta alla larga dall'Agone, rinunciando a tutto pur di sopravvivere. Ma quando Atena le propone un'alleanza per vendicarsi di chi ha ucciso i suoi cari, la ragazza suo malgrado accetta di legare il proprio fato a quello della dea, anche a prezzo della morte. Lore riuscirà a ottenere la sua giustizia e soprattutto a rimanere in vita?

Alexandra Bracken è autrice bestseller n.1 del New York Times delle serie Darkest Minds, Passenger, e della raccolta di racconti Through The Dark, tutte edite in Italia da Sperling & Kupfer. Nata e cresciuta in Arizona, si è trasferita in Virginia, dove si è laureata in Letteratura Inglese e in Storia. Dopo aver lavorato a New York in un'importante casa editrice, ora scrive a tempo pieno. Con Lore si conferma una delle giovani autrici più promettenti del panorama fantasy.

www.alexandrabracken.com 

RECENSIONE
In genere aspetto sempre qualche ora, prima di scrivere la recensione. Ma, avendo finito tardi di leggere il romanzo, non mi sembra il caso di aspettare oltre. Ho paura che, se aspetto, mi dimenticherò ciò che voglio dirvi e non voglio dimenticarmene affatto. Perché, come sempre, Alexandra Bracken ha fatto centro. Ha fatto male, ma è nel suo stile. La sua scrittura è così. E la amo proprio per questo.

Melora Perseous è una ragazza, apparentemente normale, di 17 anni. Faceva la badante a Gil, prima che quest'ultimo morisse e le lasciasse in eredità non solo la casa dove ora vive, ma anche una consistente somma di denaro sul conto corrente. Il suo amico, il totalmente gay dalla golden retriever energy Miles è un tesoro, un cucciolo. Davvero, una delle migliori spalle dei personaggi principali mai letti finora! Ma Melora non è ciò che appare. Lore ha vissuto gran parte della sua vita con la minaccia dell'Agone che le prendeva sopra la testa come la spada di Damocle. L'Agone, la vedetta di Zeus nei confronti di quei mortali che tanto desideravano i poteri degli dèi, e che per punirli rendeva gli dèi mortali per una settimana, permettendo a chiunque li uccidesse di assumerne il potere. La famiglia di Lore è stata sterminata sangue freddo quando lei aveva solo dieci anni, e da quel momento ha deciso di ritirarsi per sempre dall'Agone. Essendo l'ultima mortale dei Perseidi, è cosciente che avrebbe avuto comunque vita breve. Gli Hunger Games del Mondo Greco sono tali e quali agli Hunger Games: un solo vincitore si becca tutta la gloria, ma per farlo deve ammazzare un sacco di gente. E, da una premessa come quella che aveva questo romanzo, di sicuro un romanzo tenero ed easy non sarebbe stato adatto. Non immaginerei nessun'altra scrittrice scrivere questo libro, perché solo la Bracken è capace di rendere una storia sanguinosa e violenta, portatrice di significati e di messaggi sulla vita e sulla speranza. 

Proprio quando Lore è pronta a chiudere per sempre le porte del suo passato, ecco ritornare Castor Achilleous insieme ad Evander. Castor, il suo amico d'infanzia ed hetairos. E' Castor a dirle che l'Agone è ben lontano dall'essere concluso definitivamente, e che il loro nemico comune, Aristos Kadmou non solo è diventato il nuovo Ares, facendosi chiamare Ira, ma vuole distruggere completamente New York. Vi giuro, avevo appena finito di leggere Città di Ossa (ambientato a New York), che non avevo collegato subito il fatto che era ambientato nella stessa città. Ci sono arrivata dopo! lol E' stato strano leggere due urban fantasy completamente diversi, uno urban fantasy e uno dark urban fantasy con la stessa ambientazione ma personaggi diversi. Forse, col senno di poi, avrei dovuto leggere un altro romanzo di diverso genere per non sovrapporre le due storie così.

Uno dei motivi per cui avevo scelto questo romanzo è che, a suo tempo, mi ricordava i due termini inglesi 'galore' e 'lore', e devo dire che almeno sul secondo termine ci avevo visto giusto.  Lore significa, in inglese, eredità, lascito

Beh, che dire. Alexandra Bracken è una maestra nello scrivere storie dark che lasciano spazio alla speranza per il futuro. Di sicuro, nei prossimi anni, recupererò anche la serie Darkest Minds. Ora no, però, che ho Lo Scaffale Strabordante da completare xD

Vi saluto con una citazione tratta da questo magnifico romanzo, che vi invito a recuperare assolutamente:
"Lore gli accarezzò le nocche con il pollice, e sentì... Non era sicura di ciò che sentiva. Prima, era così convinta che i sentimenti che si muovevano dentro di lei, un misto quasi doloroso di tenerezza e desiderio e protezione, fossero ciò che era esistito tra loro quando erano bambini. Ma era davvero così? Oppure l'assenza e il tempo li avevano semplicemente portati alla luce in un modo che finalmente le era comprensibile?"
(Lore rif. a Castor)

xoxo,
Giada

mercoledì, agosto 30, 2023

RECENSIONE DI CITTA' DI OSSA (THE MORTAL INSTRUMENTS #1) DI CASSANDRA CLARE

Buona sera, Fantastics! Lo so, lo so. Non è da me iniziare a scrivere una recensione a quasi le cinque del pomeriggio, ma i 2 capitoli extra dell'edizione del 2020 ne sono valsi assolutamente la pena! Diciamo che leggerei più che volentieri il resto dei romanzi della Clare dal POV di Jace, se fosse possibile. Ma so che, invece, me ne aspettano altri 5 dal POV di Clary Fray. Il che non è un male, eh! Solo che, come ogni first installment i personaggi non sanno niente di nulla e si comportano da ingenui e sciocchi... ma Clary neanche tanto. Quindi un punto a suo favore, no?

PREMESSA
La voglia di leggere (o, meglio, ri-leggere) Città di Ossa mi è venuta quando, a inizio convalescenza, mi sono resa conto che non avevo finito di guardare Shadowhunters su Netflix. La serie tv, almeno per quanto riguarda il romanzo che ho letto io, è molto coerente. Coerente come può esserlo una serie tv, s'intende. Ovvio che qualcosa venga, per forza di cose, modificato e adattato. Un'altra cosa che mi ha fatto venire voglia di ri-leggerla è stato il fatto che, nel 2013, quando ancora non avevo il blog, avevo letto la prima edizione. E mi era piaciuta, ma non avevo questo spazio nel web in cui parlarne. Ma l'anno dopo, quando ho aperto il blog, ero nella mia Classics Era e non avevo voglia di rileggerlo. Questa nuova edizione è ottima in certe parti, non molto bella in altre. Ci sono tante cose che non mi sono piaciute, e ve ne parlerò meglio tra poco. Tuttavia, merita molto più della precedente. 

TRAMA (DA IBS.IT)
Al Pandemonium Club di New York si fanno strani incontri. Seguendo un ragazzo dai capelli blu nel magazzino del locale, Clary vede tre guerrieri coperti di rune tatuate circondarlo e trafiggerlo con una spada trasparente come il cristallo. Vorrebbe chiamare aiuto, ma non rimane nessun cadavere, nessuna goccia del sangue nero esploso sull'elsa e soprattutto nessuno da accusare, perché i guerrieri sono Shadowhunter, cacciatori di demoni, e nessun altro, tranne Clary, può vederli. Da quella notte il suo destino si lega sempre più a quello dei giovani cacciatori, soprattutto al magnetico Jace: poteri che non aveva mai avuto e ricordi sepolti nella memoria cominciano a riaffiorare come se qualcuno avesse voluto tenerglieli nascosti fino a ora. Clary desidera solo ritrovare la madre misteriosamente scomparsa, ma sarà coinvolta in una feroce lotta per la conquista della Coppa Mortale, una lotta che la riguarda molto più di quanto non creda.

RECENSIONE

"Tutte le storie sono vere." 
Quante volte, da bambini, abbiamo desiderato che le storie fantastiche con creature mitiche come fate, guerrieri magici, poteri di vario tipo, vampiri, licantropi fossero vero? Da parte mia, ho sempre desiderato avere poteri. Forse per questo, la prima saga che iniziai a scrivere aveva, come protagonisti, proprio ragazzi comuni che scoprivano i loro poteri e una responsabilità, sulle spalle, non indifferente. Complici Heroes e i film di Spiderman, quelli con Tobey Maguire, la mia prima saga è nata da tutto questo. Poi sono cresciuta, ed è cresciuta anche la mia scrittura con me.

Clarissa Fray è una ragazza di quindici anni semplice: vive a New York con sua madre Jocelyn, sa che suo padre era un eroe di guerra ch'è morto per il suo Paese, è un'artista (disegna e pittura quasi con la stessa abilità di sua madre), ma sente che le manca qualcosa. Sin da quando era piccola, Jocelyn è sempre stata vaga, con lei, quando le chiedeva di suo padre. E, l'unica figura che sostituiva questo ruolo altrimenti vacuo, è stata Luke Garroway. Tutto cambia quando, durante la notte di Halloween (almeno così si evince dal primo capitolo), Clary e il suo migliore amico Simon vanno al Pandemonium, il locale più figo della città. Lì Clary vede tre tizi tutti tatuati che inseguono un altro dai capelli blu. E, quando li trova nel magazzino che cercano di ucciderlo, decide di intervenire. E' così che Clary scopre di avere la Vista, ma anche che ha un blocco mentale che le impedisce di ricordare eventi passati. Inizia quindi la 'nuova' vita di Clary: viene condotta all'istituto dagli Shadowhunters, con cui non riesce a legare (specie con Isabelle, che non tollera minimanente all'inizio e Alec che la tratta con supponenza) e conosce Hodge Starkweather, il capo dell'Istituto di New York. Nel primo romanzo che pone le basi per tutto l'universo degli Shadowhunters, vediamo Clary venire a patti col suo essere una Shadowhunter, con la sua capacità di usare le rune - e anche crearle, anche se ancora non lo sa - e l'evoluzione del suo rapporto non solo con Simon, ma anche con Isabelle e Alec. Clary, però, si ritroverà in una guerra comandata proprio dal famigerato Valentine Morgenstern, capo del Circolo e colui che iniziò per primo la Rivolta all'interno del Conclave anni prima. Valentine è affascinante, cattivo, molto cattivo e molto attraente. Ma non solo: Valentine è un grandissimo bugiardo e un abile manipolatore e, col senno di poi, Jace avrebbe davvero dovuto dare retta a Clary a tal proposito. (Ps. Ma nel Mondo Invisibile non esistono i test di paternità? Se Jace era così sicuro che Valentine fosse suo padre, avrebbe potuto chiederlo per averne la conferma!) 

Questa traduzione è ottima, rispetto a quella del 2013. Tuttavia ci sono delle cose che mi hanno dato sui nervi. Il romanzo è scritto il terza persona focalizzata, dal POV di Clary. Il POV passa da essere focalizzato, a venire sbalzato fuori dal personaggio con termini come 'la ragazza fece, disse, bla bla' e l'uso de 'il ragazzo' specie nelle scene di combattimento, è a dir poco confusionario. L'uso di questi termini non solo confonde il lettore, ma fa uscire il lettore da dentro il personaggio che sta parlando. Fa perdere la magia della voce narrante, anche se in terza persona. Poi l'estrema ripetizione di 'a gran carriera' , quando ci sono mille modi di dire la stessa cosa, io proprio non lo so. E per fortuna ch'è stata revisionata e rivista dalle proprietarie del fansite numero 1 della Clare in Italia. Boh. Io mi aspettavo una traduzione perfetta, così bella da non trovare nemmeno un errore. Ma l'estrema ripetitività di 'gran carriera' e il fatto che 'la ragazza' viene usato come panacea per tappare i buchi, io dire anche no, eh? Per non parlare delle ripetitività, anche inutile, di quelle metafore per immagini. Alcune erano belle da leggere. Ma leggere in continuazione 'era bla bla come' per due/tre volte nello stesso paragrafo anche no, va bene? Belle le metafore, ma quando vengono abusate danno fastidio e annoiano. E va bene che qui sono usate per rendere il modo di 'ragionare per immagini' di Clary, come dice lei stessa, ma a me non sono piaciute affatto. 

Ecco perché, alla fine, ho deciso di dargli 4 stelle. Perché, nonostante tutto, ho amato la storia di Jace e Clary. E perché, nonostante tutto, sono ancora curiosa di sapere come continua. Visto che, al tempo, non l'ho mai saputo. E la serie tv conta fino a un certo punto.

Vi lascio con una citazione tratta da questo splendido romanzo, che vi invito a recuperare se non l'avete ancora fatto. O se, come me, arrivate tardi alla rilettura:
"Se c'era una cosa che stava imparando da tutta quella faccenda, era quanto fosse facile perdere tutto ciò che pensava sarebbe stato suo per sempre."
(Clarissa Fray)

xoxo,
Giada

mercoledì, agosto 23, 2023

RECENSIONE DI UN PICCOLO FAVORE DI DARCEY BELL

Buon pomeriggio, Fantastics! Questa recensione doveva arrivare alle due del pomeriggio, non alle quattro passate - ho Daredevil che mi aspetta, e devo arrivare alla midseason prima di guardare l'ultima stagione di Ragnarok <3 Finalmente ho finito Un piccolo favore e, vi dirò, ero molto curiosa. Il film mi è piaciuto molto, e se c'è una cosa che hanno in comune sia libro che film è la psicopatia di Emily lol 

PREMESSA
Come vi dicevo, mesi fa ho visto il film Un piccolo favore su Netflix. Mi è piaciuto molto. Thriller psicologico, con personaggi altamente discutibili e grigi come piace a me. Ho un debole per i personaggi grigi, i moralmente discutibili personaggi che, nonostante compiano azioni indicibili, li adori. Ecco perché amo gli anti-eroi. Ma qui non si può dire che siano anti-eroi, quanto piuttosto tre criminali - a modo loro - con evidenti turbe psicologiche e sessuali (I can see you, Stephanie!). Mi aspettavo grandi cose da questo libro, visto come mi era piaciuto il film, ma il libro si becca 3.5 stelline, senza infamia e senza lode. Sarebbe potuto essere meglio? Sì. Lo è stato? Nope. 

TRAMA (DA IBS.IT)
Un thriller psicologico ad alto tasso adrenalinico, ricco di imprevisti e colpi di scena, denso di segreti e rivelazioni, che scivola tra amore e lealtà, morte e vendetta.

Tutto ha inizio con un piccolo favore tra madri. «Puoi passare tu a prendere Nicky?» chiede Emily alla sua migliore amica, Stephanie. E Stephanie, mamma di Miles, è felice di dare una mano, guidata dall'urgenza di essere utile, di sentirsi in qualche modo importante per gli altri. Quel giorno però Emily non torna a prendere suo figlio, e non risponderà alle telefonate, né ai messaggi. Stephanie, preoccupata, smarrita, si avvicina al marito della sua amica, Sean, gli sta accanto e si prende cura di lui e del bambino. E col passare dei giorni si innamora. Poi la notizia. Un corpo è stato ritrovato nelle acque del lago, e la polizia conferma: si tratta di Emily. Suicidio, il caso è chiuso. Ma è davvero così? Presto, Stephanie si renderà conto che niente è come sembra, e dietro l'amicizia, l'amore, o anche la semplicità di un piccolo favore, si nascondono invece una mente subdola e un disegno perverso e diabolico. Un piccolo favore è un thriller psicologico ad alto tasso adrenalinico, ricco di imprevisti e colpi di scena, denso di segreti e rivelazioni, che scivola tra amore e lealtà, morte e vendetta. Qui Darcey Bell ci presenta due figure femminili opposte, eppure per certi versi affini, di cui il lettore capirà presto di non potersi fidare.

RECENSIONE

Un piccolo favore si può riassumere con questa gif. Avevo alte aspettative - non avrei dovuto farlo, dato che non lo faccio mai, ma stavolta non ci sono riuscita - che sono state deluse da quel finale meh. Meh meh meh. The villain gets away with it. Lasciandosi alle spalle una scia di distruzione e casini. Da una criminale psicopatica e psicotica come Emily, e da una super mamma iper nevrotica e paranoica, mi aspettavo di meglio. Molto meglio. 

Emily e Stephanie vivono in Connecticut, sono vicine di casa e, all'apparenza, sembrano due mamme qualunque. Emily è una donna in carriera che lavora per Dennis Nylon, uno stilista ubriacone e drogato. Stephanie convive con le conseguenze delle sue azioni, ovvero la morte di suo marito e del suo amato fratello in un incidente d'auto. Ma non solo, Stephanie nasconde un grande segreto. Un grandissimo segreto che ci viene praticamente svelato all'inizio del romanzo: quando aveva diciotto anni, ha ricevuto la visita, inaspettata, del suo fratellastro Chris. Da quel momento, per quanto sbagliata fosse stata, l'attrazione tra loro è scoppiata e andavano a letto continuamente, insieme. L'incesto di Stephanie è stata la cosa più interessante di tutto questo piccolo romanzo. Un incesto dal quale è nato Miles, a cui Stephanie tiene più della sua stessa vita. Stephanie tiene anche un blog dove scrive della sua vita - edulcorata e finta - da mamma. Si discosta dalla verità, perché sa che se le sue lettrici scoprissero la verità, la lincerebbero. Emily, dal canto suo, ha grossi problemi psicologici. Dopo un passato di droga, alcolici e violenza domestica, è scappata dalla sua casa di famiglia e si è rifugiata nella costa Ovest. Sua sorella, la famosa gemella di cui nessuno sa, nella costa Est degli USA. Penso che due persone più piene di casini non si potessero incontrare, e invece Emily ha fatto in modo che la sua strada s'incrociasse con quella di Stephanie. 

Emily, per quanto psicopatica e psicolabile, è il fiore all'occhiello di questo romanzo. Un personaggio cattivo che sa di essere cattivo. Un personaggio senza scrupoli, crudele e diretto. Emily attacca bottone con Stephanie allo scopo di avere "un'amica" che parli della sua scomparsa, quando Sean, suo marito, avrà incassato la polizza assicurativa sulla sua vita. Ma Stephanie è un'impicciona, la classica vicina ficcanaso che vuole sapere tutto quello che fai e quando lo fai, a che ora della notte ecc, quindi non crede subito alla morte della sua cara amica Emily. L'elemento in più che c'è nel romanzo e che, secondo me, avrebbe reso il film migliore, non c'è. Ma non cambia nulla. 
Questo è uno dei pochi casi in cui il film è meglio del libro, garantito. 

Il romanzo presenta uno stile che mi ha messo un po' in confusione, all'inizio. C'è Stephanie che parla con le sue lettrici del blog, ovvero il POV visto attraverso ciò che si 'legge' nel suo blog. C'è il POV vero e proprio di Stephanie, che fa avanti e indietro tra passato e presente. C'è il POV di Emily, e anch'esso fa avanti e indietro tra passato e presente. E infine c'è il POV di Sean. La strategia narrativa utilizzata è quella del mockumentary, o una sorta di mockumentary, in cui il protagonista - il protagonista, o la voce narrante inaffidabile - si confessa al lettore. 

Mi aspettavo molto di meglio, sincera. Vi consiglio di vedere il film.

Vi saluto con una citazione, di Emily, di questo romanzo. Nonostante tutto, se v'ispira, leggetelo. Fatemelo sapere, poi!
"Mi ricordo di questo: nelle partite in cui c'è una posta in gioco molto alta c'è sempre un giocatore che gli altri chiamano 'pollo'. E alla fine della partita, state certi che il pollo avrà perso tutti i suoi soldi.
George Clooney disse: 'Se non capisci chi è il pollo, ci sono buone possibilità che il pollo sia tu."
(Emily)

xoxo,
Giada

mercoledì, agosto 16, 2023

RECENSIONE DE I SETTE MARITI DI EVELYN HUGO DI TAYLOR JENKINS REID

Buon pomeriggio, Fantastics! E benvenuti nella nuovissima rubrica "Giada legge libri popolari su Booktok e ne rimane soddisfatta". E' sempre un terno al lotto, quando si leggono libri popolari in quella piattaforma. Piattaforma che, tra l'altro, non frequento nemmeno poi molto. Io scopro che sono popolari su Booktok sempre dopo lol No, va bene, ho una lista di libri famosi sul Booktok che mi interessano, e questo era in cima alla lista, insieme a Una vita come tante <3 

PREMESSA
Questa copertina mi ha stregata fin dalla prima volta che l'ho vista, su Instagram. Solo dopo, ho scoperto che era un libro famoso su Booktok. Adoro i romanzi ambientati negli anni '50 e '60, anni fa mi lessi tutto Il Grande Gatsby e lo amai profondamente. I sette mariti di Evelyn Hugo non è solo un romanzo di costume, ma è anche un manifesto a favore delle coppie LTGBQ+ ed io, essendo bisessuale io stessa, mi sono rivista in Evelyn. In fondo, Evelyn ha espresso quello che penso anche io: perché dover scegliere? Perché doversi attaccare, per forza, un'etichetta addosso? Ognuno è fatto com'è fatto, le sue preferenze sessuali non ci riguardano e, anzi, se lo amiamo veramente dovremmo appoggiarlo e sostenerlo. Quindi, tanto di cappello per aver reso la bisessualità come si deve, Taylor Jenkins Reid. L'ho apprezzato davvero tanto! Inoltre l'ho trovato un romanzo molto profondo, forse al pari di 4321 di Paul Auster. Ovvio, perciò, che 5 stelline erano il minimo che potessi dare. 



TRAMA (DA LIBRIMONDADORI.IT)
DOPO ANNI VISSUTI LONTANO dai riflettori, la ex “divina” di Hollywood Evelyn Hugo, autentica icona della storia del cinema, è finalmente pronta a svelare la sua verità. E anche quella sui suoi sette mariti, naturalmente. Per farlo, sceglie Monique Grant, una reporter semisconosciuta. La più stupefatta è proprio Monique: perché proprio lei? E perché proprio adesso?

Si dà il caso che per la giornalista non sia proprio un gran momento: dopo pochi mesi dalle nozze il marito l’ha lasciata, e a trentacinque anni la sua vita professionale sembra già arrivata a un punto morto. L’incarico di scrivere la biografia di Evelyn Hugo potrebbe essere l’occasione che aspettava per dare una svolta alla sua carriera.

E così, nello splendido appartamento di Manhattan dell’attrice, Monique ascolta affascinata le parole di Evelyn: dagli esordi nella Los Angeles degli anni Cinquanta fino alla decisione di ritirarsi dalle scene trent’anni dopo, passando per i numerosi matrimoni, l’attrice rivela una storia di feroce ambizione, amicizia inattesa, e un grande amore proibito. Monique si sente sempre più vicina alla leggendaria star: a mano a mano che il racconto di Evelyn si avvicina alla conclusione, appare chiaro che le loro vite sono legate in modo drammatico e ineludibile.

RECENSIONE

Wow! Oh, wow! Ho finito I sette mariti di Evelyn Hugo ieri notte all'una e mezza, ma il turbine di emozioni che mi ha lasciato dentro continuo a provarlo ancora adesso. Che romanzo magistrale! Che romanzo profondo! Mi ha scavato dentro come pochi hanno fatto, quest'anno! La gif di Emma Stone sono io, ieri sera, dopo averlo finito... e con quel finale poteva solo essere questa la gif adatta.

Ma andiamo con ordine. (Ovvero: non lasciamoci prendere troppo dall'emozione e concentriamoci). Evelyn Herrera è una cubana che emigra, negli anni '40, negli Stati Uniti. E' una bambina che vive in un contesto familiare abusivo, quindi vi avverto dei TW in questo caso, con suo padre ubriacone e con sua madre che ne subisce le violenze giorno dopo giorno. Quando si sviluppa, Evelyn diventa una ragazzina magra con un bel paio di tettone. Questa è la sua caratteristica fisica principale. E poi, dopo la morte di sua madre, che sognava di diventare un'attrice di cinema famosa, decide di realizzare il suo sogno. Così inizia con piccole parti, smette di andare a scuola, fino a quando la sua strada non si incrocia con quella di Harry Cameron. Harry è un produttore cinematografico, colui che legge gli script e decide quali sono più adatti agli attori del suo studio di New York, i Sunset Studios. Ormai siamo negli anni '50, il periodo di transizione dai film in bianco e nero e muti, a quelli a colori e parlati. Evelyn si ritrova così a cavalcare l'onda di questo genere di film, adattandosi e cambiando personalità esternamente e internamente per trovare l'accettazione del pubblico. Si tinge i capelli di biondo e li accorcia. Devo dire che, questo cambiamento, mi ha ricordato molto Marylin Monroe. In realtà, quando ho letto la trama del romanzo per la prima volta, ho subito pensato che lei fosse una via di mezzo tra Elizabeth Taylor (famosa per aver avuto tanti mariti) e Marylin Monroe (la cui vita è molto simile a quella di Evelyn). 

Evelyn mi guardò intensamente. "Capisci cosa sto cercando di dirti? Quando ti viene data l'occasione di cambiare la tua vita, devi essere pronta a fare di tutto perché succeda. Il mondo non ti regala niente, tocca a te prendere tutto quello che ti serve. Se c'è una cosa che dovresti imparare da me, probabilmente è proprio questa."
(Evelyn Hugo a Monique Grant)

Evelyn conosce Don Adler, il suo primo marito. Il primo marito, che si rivela essere un ubriacone violento. E qui ho pensato: dopotutto, alla fine, le ragazze finiscono per scegliere l'uomo che più somiglia al loro papà. So che è un luogo comune, ma la prima storia d'amore di Evelyn (manovrata dagli Studious) me l'ha ricordato. E' proprio durante le riprese di Piccole Donne, il remake girato da Harry Cameron, che Evelyn conosce Celia St. James. Celia, oh, dolce piccola Celia! Celia, il cui vero nome è Cecilia Jamison, è una ragazza di diciannove anni quando approda agli Studious - Evelyn ne ha già ventuno - e il tuo talento prorompente spaventa le sue colleghe. Quella che doveva nascere come inimicizia tra due talentuose attrici, si rivelerà essere la miccia della loro attrazione. Perché Celia è segretamente, come Harry, omosessuale. E nell'America degli anni '50 e '60, le persone potevano essere messe psichiatrica o arrestate per l'omosessualità. Ma Evelyn non si riconosce in questa etichetta, sebbene sia fin troppo cosciente che uscire allo scoperto procurerebbe loro più problemi che benefici. Questo è Evelyn: un'abile giovane donna capace di studiare le mosse successive, al fine di ottenere ciò che vuole. E' l'unica che capisce, fin dall'inizio, che deve essere lei a manovrare la narrazione dei media per far sì che dicano ciò che vuole lei. Ha il totale controllo della narrazione, e li manipola a suo piacimento. Evelyn non sa bene come definirsi, non vuole farlo, ma sa che le piacciono sia gli uomini che le donne; perché si è innamorata di entrambi nel corso degli anni. E, nonostante i suoi numerosi matrimoni e il drama per motivi (a mio avviso, sensati) tra lei e Celia, il suo unico grande amore è sempre stato uno solo: Celia St. James.

Volevo darle tante cose. Volevo che ciò che era mio fosse anche suo. Mi chiesi se fosse così che si ci sentiva quando si amava qualcuno. Sapevo già cosa significava essere innamorati. Avevo provato quel sentimento in prima persona, lo avevo portato sullo schermo. Ma amare qualcuno era un'altra cosa. Amare era preoccuparsi per l'altro. Unire i propri destini e pensare: "Succeda quel che succeda, lo affronteremo io e te insieme."
(Evelyn Hugo)

I numerosi mariti di Evelyn sono, alla fin fine, soltanto una copertura. Un'abile mossa per nascondere ciò che è veramente agli occhi del mondo. E Celia, finalmente, lo accetterà. Ma, come prevedibile, la felicità non dura molto. E due personaggi molto importanti muoiono, lasciando un vuoto incolmabile nel cuore di Evelyn. Monique, dal canto suo, ancora non capisce perché abbia scelto proprio lei per narrare la sua biografia... e il plot twist che la riguarda, sarà una cosa molto dolorosa e molto intensa. Monique, dapprima indecisa se rimanere sposata con David oppure divorziare, alla fine prende la decisione più giusta per sé. Perché non c'è un'età giusta per trovare il vero amore, ed è meglio sapere cosa si vuole e cosa cercare, che accontentarsi di ciò che passa il convento.

Per la prima volta dopo tanto tempo, mi sembrava di avere una famiglia.
Non capisci veramente quanto hai corso, quanto hai sudato, quanto sei stanco fino a quando qualcuno non si ferma dietro di te e di dice: "Va tutto bene, adesso puoi lasciarti cadere. Ti prendo io."
Così mi lasciai cadere.
E Harry mi prese.
(Evelyn Hugo)

Un romanzo estremamente realistico, che presenta una narrazione che fa avanti e indietro tra passato (la storia della vita di Evelyn Hugo) e il presente (il POV di Monique Grant). Un romanzo che colpisce dritto al petto, senza tante cerimonie, perché è quello il suo scopo. Un romanzo sincero, dissacrante, che mostra le numerose sfaccettature che possiede una persona dentro di sé. 

Vi lascio, su questa lunghezza d'onda, con una citazione che rende perfettamente il senso del libro:
"Nessuno si merita niente." replica Evelyn. "Dipende tutto dalla voglia di andarti a prendere quello che desideri. E tu, Monique, sei una che ha dimostrato di averla, quella voglia. Quindi sii sincera con te stessa. Nessuno è mai solo vittima o carnefice. Siamo tutti una via di mezzo. La gente che si schiera da una parte o dall'altra non solo si illude, è anche penosamente banale."
(Evelyn Hugo a Monique Grant)

xoxo,
Giada

giovedì, agosto 10, 2023

RECENSIONE DE IL REGNO DEI MALVAGI (KINGDOM OF THE WICKED #1) DI KERRI MANISCALCO

Buon pomeriggio, Fantastics! Benvenuti a un altro episodio di "Giada legge libri trash e poi si arrabbia perché non rispettano le sue aspettative", il romanzo di oggi è Il Regno dei Malvagi, super popolare su Bookstagram e Booktok, di Kerri Maniscalco! Che dire? Questo libro è davvero brutto, ma con quel finale mi auguro (e spero con tutto il cuore) che migliori nel sequel, altrimenti non riesco a spiegarmi tanta (immeritata) popolarità.

PREMESSA
A gennaio, quando ero nella mia fase acuta di lettura, volevo recuperare Il Regno dei Malvagi. Poi, dato il mio bisogno di scrivere il mio di romanzo, ho accantonato questa lettura a favore della mia scrittura. Una buona scelta, dato che in due mesi ho scritto più di 300 pagine e che ora sto abbastanza da schifo per riuscire a continuare a farlo. Ma, tornando a noi... I Tortellini di Spaghetti Fantasy mi avevano avvertito che questo libro era brutto, davvero molto brutto, ma io speravo di smentirli. Insomma, fino a quando non l'avrei letto, non avrei potuto dare un giudizio. La cover, poi, mi ispirava un sacco. Cioè, fantasy dark? Count me in! Peccato che non solo sono stata estremamente delusa da questo romanzo, ma mi ha pure fatta incazzare come solo pochi romanzi, da quando sono blogger, ci sono riusciti. I motivi li troverete sotto, e sono tanti, ma cercherò di stringere perché Cobra Kai mi aspetta su Netflix. Tanto ho già deciso quale sarà la mia prossima lettura, e spero in un palate cleaser per togliermi di dosso tutta questa bruttura. 

TRAMA (DA LIBRIMONDADORI.IT)
Emilia e Vittoria sono gemelle; appartengono a una delle tredici famiglie di streghe nascoste a Palermo ma, come tutte, stanno bene attente a celare la loro vera natura. Per questo lavorano da Mare e Vino, il rinomato ristorante di famiglia, come due normalissime ragazze.

Una sera, però, Vittoria non si presenta al lavoro. Sarà proprio Emilia a trovare il cadavere profanato della sorella. Distrutta dal dolore, decide che farà di tutto per scoprire chi sia il brutale assassino e vendicarla. Anche a costo di usare la magia nera, da tempo messa al bando. Anche a costo di allearsi con Ira, uno dei sette Principi dell’inferno, i Malvagi. Fin da quando era piccola, le hanno sempre detto di guardarsi da loro, ma Ira giura di essere dalla sua parte, e di aver ricevuto l’incarico di risolvere il mistero degli omicidi che stanno insanguinando la Sicilia. Ciò che Emilia dovrebbe ricordarsi è che, quando si ha a che fare con i Malvagi, niente è come sembra.

RECENSIONE
Santo cielo, raga! Questo romanzo è la perfetta depiction di come il mondo letterario italiano sputa merda sugli autori self e gli rompe le palle per le ricerche fatte/non fatte, e fa passare questo per romanzo per bellissimo e top. Ne ho letti di romanzi brutti, da quando sono blogger. Ne ho letti, anche fuori il mio range di età, che ho amato da una parte e odiato dall'altra. Ne ho letti di talmente brutti da essere come una droga, che ti spingevano ad andare avanti a leggere solo per scoprire quale altra stronzata avrebbe fatto la protagonista (Kiss me like you love me, per esempio), ma questo... Questo li supera tutti. Tutti. Ci ho messo due settimane a finirlo, e non mi succede mai. Io i fantasy me li mangio a colazione. Ero curiosa di scoprire questo. Ci ho messo tutta la mia buona volontà, ma non sono proprio riuscita a mandarlo giù. Sorry not sorry.

Il Regno dei Malvagi comincia con Emilia Di Carlo, una strega di diciotto anni, molto introversa, chiusa in se stessa e amante dei libri. Il completo opposto della sua ribelle e procace sorella gemella, Vittoria. Emilia è innamorata del frate del convento, il bel Antonio. Ma Emilia, però, non è una strega qualunque. E' una delle 13 streghe degli astri (o delle ombre, non ho ancora ben capito quale delle due lei sia) sparse per tutta Palermo, che non possono avere contatti ma con cui lei ha contatti, vedi Claudia Santorini (e scusate, qui ho riso forte. Perché è inverosimile che in Italia ci siano cognomi così assurdi, come quello di un'isola greca) che dapprima è sua amica, poi cambia e diventa la sua amica del cuore e poi alla fine diventa la sua migliore amica. Vittoria viene uccisa brutalmente dai Malvagi, i Principi dell'Inferno che dapprima viene detto che non possono lasciare i loro Regni o devono farlo solo su invito, e poi scopri che gironzolano in giro per Palermo come se niente fosse senza alcuna costrizione magica. La cosa più assurda di tutte è, senza dubbio, il periodo storico in cui è ambientato il romanzo. Quando Emilia parla (perché è tutto scritto in prima persona, col suo POV) sembra che il romanzo sia ambientato ai giorni nostri, ma no. La Maniscalco ci dice che, invece, è ambientato nel Regno d'Italia nel 1800. Il Regno d'Italia ha avuto luogo tra il 1861 e 1946, quindi potrebbe essere ambientato in uno qualsiasi di questi anni, data la vaghezza con cui viene descritta ogni cosa. A ciò si aggiunge l'assurdità del ristorante della famiglia (l'autrice ci fa sapere, nella dedica, che lei ha un ristorante di famiglia in Sicilia, btw) e che quindi Emilia e Vittoria (cioè, prima che lei morisse malamente) dovevano occuparsi dei servizi serali e del mattino. Tralasciando l'elemento della lunga coda al loro ristorante, i ristoranti manco esistevano nel periodo storico vago indicato, quindi mo non ha nessunissimo senso. Le do atto solo per aver descritto dei piatti davvero invitati nel libro, ma solo questo. Se avesse messo lo stesso impegno in che so, fare ricerche per il libro, sarebbe stata una scelta molto più saggia. Come qualcuno ha detto su Goodreads, questo non è né uno YA né un NA Dark Fantasy, è un libro di cucina. 

Emilia evoca, contro la sua volontà, il Principe Ira. Ira, la cui unica caratteristica è l'esser figo, a quanto pare. E la santerellina inizia a metter in dubbio tutte le credenze che le sono state inculcate dalla Nonna fin da quando era una bambina. Una cosa che mi ha lasciato davvero perplessa è che gli americani pensano che gli italiani siano solo questo: cucina, tanto cibo e mercati dove contrattare il prezzo delle cose. Ma sul serio? Siamo solo questo??? I Principi dell'Inferno dovrebbero essere dei personaggi crudeli, sanguinari, egoisti. Ma sono delle macchiette. Macchiette, vi giuro. E po' Emilia è un plot armor senza uguali; qualunque cosa le succeda, lei sopravvive sempre. Mi ha ricordato i personaggi di Riverdale o di Teen Wolf, dove non muore mai nessuno veramente. O dove nessuno si ferisce a tal punto da rischiare di morire. Tra l'altro, Emilia si comporta malissimo con Ira, che in realtà è piuttosto gentile nei suoi confronti. Emilia è una idiota. L'ho detto su Instagram, su Goodreads, e lo dico anche qua. E' una idiota decerebrata. Passa da essere una santerellina e una boriosa arrogante odiosa, e personalmente l'avrei presa a schiaffi più di qualche volta. Vittoria, il personaggio davvero interessante, è morto all'inizio quindi non si fa nada. Ma poi vogliamo parlare dei Principi dell'Inferno? La struttura del loro mondo è vaga, ancor più vaga della Sicilia del Regno d'Italia della Maniscalco, e pensavo che il diavolo fosse un'entità a se stante e non che fosse il Principe Superbia. Ma poi perché??? Che senso ha?? Questa cosa mi ha mandata tantissimo in confusione, non ne capivo davvero il motivo. Gli editor dicono sempre che, anche quando siamo in un contesto fantasy, le regole devono essere ben chiare. Cioè, non puoi cambiarle dal giorno alla notte senza una motivazione plausibile. Quindi, Kerri, perché hai reso il diavolo nella figura di Superbia, quando ce l'hai menata per 300 pagine facendoci credere che fossero due cose diverse???

Giuro, ci ho provato a farmelo piacere. Fino a pagina 200 pensavo 'è così brutto che è pure bello' (allego gif esplicativa sotto), ma poi è stata una fiera dello stereotipo italiano e dell'assurdo. Voglio dire, se volevo dell'assurdo scritto bene mi leggevo il Realismo Magico e non questo libro brutto. Perché è davvero brutto. Molto molto brutto. 



Il finale mi ha incuriosita molto, quindi spero che migliori col tempo. Se c'è una cosa che After mi ha insegnato è che anche i libri brutti possono migliorare col tempo, basta averne fiducia. Ti concedo una seconda chance, Maniscalco. Ma solo perché mi ritengo una persona di ampie vedute e disposta a riprovarci. Spero, però, che tu non mi deluda. 

Vi saluto con una citazione tratta da questo romanzo, che vi invito comunque a leggere.
"Quella non era una favola. Nessuno l'avrebbe strappata dall'abbraccio della morte. Io avrei dovuto proteggerla."
(Emilia Di Carlo)

xoxo,
Giada
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